CHEJUWaiting For Tomorrow
(Distant Noise, 2009)

Sostanzialmente sconosciuto ai più, ma oggetto di un vero e proprio culto tra gli appassionati di musica elettronica al confine tra isolazionismo ambientale e dancefloor, il prolificissimo Wil Bolton aka Cheju inanella l’ennesima di oltre una dozzina di produzioni disseminate nel corso di pochi anni su svariate etichette elettroniche, tra le quali Unlabel, U-Cover, October Man e la sua personale Boltfish.
“Waiting For Tomorrow”, seconda uscita dell’annata dopo l’imponente “Broken Waves”, pubblicato nello scorso mese di gennaio, segna l’approdo di Bolton alla Distant Noise piccola ma combattiva label che fa capo a Tarl Broad-Ashman (Innerise), già segnalatasi lo scorso anno per la serie di dodici uscite mensili che hanno visti impegnati, tra gli altri, Yellow6, Televise e Jessica Bailiff.

La scelta dell’etichetta non può certo ritenersi casuale, visto il suo breve ma ormai consolidato percorso attraverso contaminazioni tra elettronica e strumentazioni reali, poiché “Waiting For Tomorrow” non fa altro che proseguire la parabola di Bolton, dapprima esplicito paladino di una idm profonda, seppure realizzata con strumentazioni essenziali, e adesso sempre più proteso alla ricerca di una formula in grado di contemperare battiti elettronici ancora presenti in grande quantità con sonorità organiche, frutto di chitarre filtrare e di più minute screziature ambientali.
L’accresciuta articolazione delle opere di Bolton corrisponde fedelmente al progressivo smussamento delle enfasi ritmiche in favore di composizioni più piane, adesso meno dedite a una dance music (per quanto “intelligent”…) e sempre più velate di una sottile malinconia, perfettamente trasfusa in atmosfere avvolgenti in prevalenza morbide e notturne.

Nei cinquantadue minuti di “Waiting For Tomorrow” è di tutta evidenza come il descrittivismo delle composizioni di Cheju non sia più volto a un’indistinta e frenetica danza di sinapsi ma a elucubrazioni maggiormente riflessive che non solo si tramutano in texture cullanti ma addirittura giocano con cammei acustici (lo xilofono di “Loom”, le note rilucenti di “Rose Window”), fino ad avventurarsi in trasognati territori spacey, come nel caso di “Stika”, e nel morbido romanticismo ricorrente in “Birch” e nell’emblematica chiusura “Amner”.
Non si pensi, tuttavia, che Bolton abbia smarrito il gusto di divertirsi (e divertire) con battiti profondi e più incalzanti, poiché gli basta sempre ben poco per accelerare i ritmi, rilanciandoli persino nei brani in apparenza più dilatati e lasciandoli andare liberamente in quelli dalla durata – non a caso – maggiore, come “Half Remembered” e gli oltre nove minuti di “Neon Drift”.

Da considerarsi non altro che come un interessante tassello nella vorticosa produzione dell’artista inglese, “Waiting For Tomorrow” non sarà certo questo l’album in grado di affrancarlo dall’esclusiva attenzione di una cerchia di pubblico affezionato, tuttavia “Waiting For Tomorrow” testimonia in maniera pregevole un importante processo di avvicinamento della musica genericamente classificata come idm a linguaggi diversi, che contemplano approcci ambientali con atmosfere sfumate e interazioni elettro-acustiche fino a poco tempo fa in quest’ambito difficilmente prospettabili.

(pubblicato su ondarock.it)

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