VERONICA FALLS – Veronica Falls
(Bella Union/Slumberland, 2011)

Una manciata di singoli licenziati nel corso di poco più di un anno ha elevato i Veronica Falls a ennesima next big thing proveniente dalla Gran Bretagna, in un momento particolarmente fervido per la riscoperta del pop chitarristico di due-tre decenni addietro, che negli ultimi tempi sta mietendo consensi indifferentemente sulle due sponde dell’Atlantico.
Non si pensi, tuttavia, a una studiata costruzione a tavolino, perché la band presenta un retroterra assai tormentato e tale da giustificare almeno parte dei riferimenti passati evocati dalle sue canzoni, visto che la vocalist e chitarrista Roxanne Clifford e il batterista Patrick Doyle provengono da quella Glasgow storicamente affermatasi quale culla indie-pop. Scioltosi il loro gruppo scozzese (tali Sexy Kids), i due si trasferiscono a Londra, dove incontrano il secondo chitarrista Marion Herbain e la bassista Marion Herbain, dando luogo all’attuale line-up della band, protagonista di un atteso debutto sulla lunga distanza, battezzato da due etichette di primo piano quali Bella Union e Slumberland.

Ecco dunque il loro primo disco omonimo, che ripropone buona parte dei singoli che avevano favorevolmente impressionato negli ultimi mesi, alcuni dei quali registrati ex novo con l’aiuto, tra l’altro, di una vecchia volpe del mixer quale Guy Fixsen.
La natura di raccolta di singoli – effettivi e potenziali – è abbastanza evidente all’ascolto delle dodici agili tracce che compongono il lavoro, non solo per la loro concisione, ma anche e soprattutto per il brioso spirito che contraddistingue una serie ininterrotta di canzoni che coniugano armonie solari e adrenalinici tessuti chitarristici. Eppure, l’immaginario dei Veronica Falls è tutt’altro che luminoso come la loro miscela di surf e garage-pop potrebbe epidermicamente lasciar intendere. Lo si capisce subito dall’iniziale “Found Love In A Graveyard” (uno dei singoli più indovinati, qui opportunamente proposto in una versione più “pulita”), così come da ampi passaggi dei testi, che lasciano frequenti significati sospesi e ancor più spesso vanno a indagare le tenebre dell’anima, non senza una sottile ironia (“clinging to a dream so true, falling for a ghost like you”, oppure “sorry I missed your wedding day, I didn’t know just what to say, except that you don’t look at her like you’re looking at me”).

Dall’unione delle tematiche narrate con una frizzante vena melodica surf e con chitarre ora jangly ora più ruvidamente post-punk, prende forma lo stile della band britannica, a suo modo debitrice tanto del pop sixties quanto della generazione C86, ma sufficientemente autonoma dal punto di vista della creazione di popsong capaci di spaziare, nel breve volgere dei canonici tre minuti, dalle dolcezze malinconiche di “The Fountain” e “Misery”, agli accenni di coralità surf di “Beachy Head”, fino alle abrasive pulsioni garage-rock di “Bad Feeling” e “Come On Over”. Al di là di qualche analoga divagazione dall’impatto più robusto e prossime al suono “americano” di Pains Of Being Pure At Heart o Vivian Girls, il solco nel quale si colloca la spiccata indole melodica dei Veronica Falls resta tuttavia tipicamente britannico, legato a doppio filo a Pastels o Wedding Present, nonché marginalmente alla più eterea vivacità di band parimenti connotate da un cantato femminile, quali i Lush, vagamente richiamati dal timbro sognante, anche se un po’ monocorde, della Clifford.

Ma al di là dei tanti possibili riferimenti e dell’oziosa questione sull’originalità o meno del guitar-pop di questi anni, una band capace di inanellare una serie di brani quali “Bad Feeling”, “Wedding Day”, “Found Love In A Graveyard” e altri ancora merita appieno l’attenzione finora riservatale, tanto che le si può ben perdonare una certa ripetitività espressiva, tanto più all’interno di un album per sua stessa natura in parte disorganico. Next big thing o meno, i Veronica Falls si candidano ad autorevoli interpreti del pop-rock di qualità, al tempo stesso sbarazzino e venato di sfumature tenebrose.

(pubblicato su ondarock.it)

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