MI AND L’AU – H2O
(Alter K, 2013)
Al quarto album, Mira Anita Romantschuk e Laurent Leclère sono ormai assurti allo status di coppia consolidata nella vita e nell’arte; lungi dall’adagiarsi sulla routine, possono invece permettersi in tutta serenità di variare opzioni espressive con l’acquisita confidenza di chi si conosce da tempo e non necessita più di aure romantiche né di lustrini.
Così, quel processo di progressiva stratificazione e arricchimento dell’originario minimalismo acustico di Mi And L’Au, culminato nell’ultimo “If Beauty Is A Crime” nel massiccio impiego di tastiere e ritmiche sintetiche, trova in “H2O” una seppur parziale inversione di rotta. Innanzitutto, le linee armoniche tornano a farsi scarne, al pari dell’incedere lento e ovattato di gran parte degli undici brani del disco, nel quale riaffiorano rade note acustiche e morbidi arrangiamenti d’archi.
Il risultato è essenziale come gli elementi del titolo, ma non per questo tralascia le spettrali velleità wave del lavoro precedente. Mentre tornano ad affacciarsi florilegi cameristici ora leggiadri (“Here We Are”, “Bonnie” e la sinuosa ballata pianistica “Down The Sound”) ora pervasi da oblique inquietudini (“Fly Together”, “Raging Eye”) e frammenti di romantico intimismo (“Drown The Sound”, “Klättra Upp”), tracce di pulsazioni sintetiche permangono quasi solo sotto forma di minuti detriti disseminati qua e là, dominando con alienante algore “The Book” e soprattutto lo scheletrico trip-hop “TV Drives Me Insane”.
Nel complesso, quello di “H2O” appare un riuscito bilanciamento tra l’impronta originaria del duo franco-finlandese e la volontà di ridefinizione del suo suono che nel precedente album era sfociata in un eccesso di travisamento. Il fioco calore di Mi And L’Au è dunque tornato a rischiarare una temperie di dimesso intimismo, nella quale non si sono tuttavia dissolte ombre tanto suadenti quanto, a tratti, angosciose.
music won't save you 