PHANTOM DOG BENEATH THE MOON – The Trees, The Sea In A Lunar Stream
(Rusted Rail, 2010)

L’ultima proposta della benemerita etichetta irlandese Rusted Rail combina i caratteri più avanguardisti dell’attuale cantautorato folk con una sensibilità post-classica che fa ampio uso di una strumentazione orchestrale e di una lunga serie di organi analogici e texture elettroniche.

I responsabili di questo nuovo progetto contrassegnato dal suggestivo moniker Phantom Dog Beneath The Moon sono il cantautore Aaron Hurley e il polistrumentista Scott McLaughlin, artisti già in precedenza attivi nel cenacolo avant-folk coagulatosi intorno alla Deserted Village ma solo da poco attivi in duo sotto questa nuova denominazione.

I cinquanta minuti del loro debutto “The Trees, The Sea In A Lunar Stream” coniugano i loro diversi background e le relative attitudini in un lavoro che rifugge rigidi inquadramenti per presentare le mille diverse sfaccettature risultanti dalla progressiva stratificazione di vesti sonore su un tessuto musicale tradizionale. Così, se comune denominatore di quasi tutti i brani è l’evocativa scrittura di Hurley – che affonda le proprie radici nel più classico cantautorato drakeiano – gli otto brani racchiusi nel lavoro si ammantano di volta in volta di un’aura psichedelica e mistica, delineando una dimensione rurale e aliena, attraverso la quale rifulgono limpidi sentori bucolici ma anche astrazioni e deragliamenti chitarristici prossimi a torsioni drone-folk.

Il risultato è ottenuto da un lato attraverso una scrittura visionaria e ulteriormente arricchita dal febbrile avvicendamento sulla scena di una sorta di orchestra da camera, riassunta dall’abilità da polistrumentista di McLaughlin e composta di volta in volta di pianoforte, violoncello, glockenspiel, contrabbasso, vibrafono e harpsichord. Ed è proprio la cura strumentale riposta negli arrangiamenti, a trasfigurare con grande disinvoltura i brani da polverose nenie ancestrali (“Poems”) a limpidi frammenti acustici (“Ellipse Of A Forest Walk”), da ritualismi atmosferici che rimandano ai Talk Talk di “Laughing Stock” (“Hide And Seek”) a languidi saggi jazzy di un notturno ensemble cameristico come quello degli Spain (“A Shimmering Clown”).

Il tutto è per di più puntellato da ricorrenti incursioni elettriche, al cui affiorare le composizioni dei Phantom Dog Beneath The Moon subiscono una mutazione genetica in bilico tra psichedelia della West Coast degli anni 70 e attualissime elucubrazioni drone-folk, particolarmente evidenti nella parte conclusiva del disco, ove lo stesso falsetto di Hurley si fonde in una specie di invocazione in un unicum con il brulicante substrato strumentale.

Indecifrabile e ispirato, “The Trees, The Sea In A Lunar Stream” risulta un’opera confezionata con cura e rimarchevole classe compositiva, che con la sua strana coniugazione tra sensibilità antica e gusto performativo post-moderno si atteggia quale ulteriore testimonianza della straordinaria vitalità delle mille declinazioni del folk contemporaneo. E in questo senso, sulla scia di esperienze come quelle di Agitated Radio Pilot e The Magickal Folk Of The Faraway Tree, l’Irlanda sembra sempre più la terra ideale in grado di unire in maniera stimolante tradizione ed evoluzione.

(pubblicato su ondarock.it)

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