JAMES BREWSTER – As A Hovering Insect Mass Breaks Your Fall
(Make Mine Music, 2011)

Autentico outsider della scena della “solita” inquieta Bristol di inizio secolo, James Brewster aveva condotto sperimentazioni incentrate su intricate strutture chitarristiche e pesanti filtraggi elettronici sotto il moniker Mole Harness, con il quale ha realizzato tre album e una manciata di Ep tra il 2002 e il 2008.

Trasferitosi in Svezia, in seguito una serie di contatti con artisti di diversa estrazione, ha cominciato ad ampliare lo spettro dei propri interessi, maturando la volontà di trascendere la rigidità della sua originaria formula espressiva attraverso l’esplorazione di territori tra i più vari, dall’opera alle trame analogiche, dall’ambient a scheletri di canzone provvisti di componenti vocali. L’inedita presenza delle voci rappresenta infatti uno degli elementi salienti di “As A Hovering Insect Mass Breaks Your Fall”, primo album di Brewster a essere pubblicato a suo nome.

Alternando frammenti di durata ordinaria (anzi, anche abbastanza concisi) a due lunghe cavalcate che superano ampiamente i dieci minuti, in questo lavoro Brewster offre ampio saggio dello stato della sua ricerca sonora, espressa in composizioni poliedriche, mutanti, unite proprio dal comune denominatore di una continua ibridazione non solo estetica, ma anche di timbri, mood e atmosfere.

Se infatti l’iniziale “Vel Kvonen” ha il tono di una visionaria prece dalle tinte fosche, il brulicante tessuto di organi, tastiere e liquidità elettroacustiche svolto nel corso del lavoro suscita un’alternanza di immagini ora luminose ora spettrali. Allo stesso modo, persino all’interno di un singolo brano si passa da contemplazioni trasognate a pulsazioni sintetiche in odor di eighties (“Wingbeat Fission”, cantata da Nick Talbot dei Gravenhurst), da sciabordii ambientali di stampo labradfordiano alla compunta stasi del David Sylvian di “Manafon” (“Landfall”) o ancora da cut-up hoodiani all’eterea imperturbabilità rurale degli Epic45 (“Crumbling Spires”). Da segnalare, inoltre, il mantra che percorre i quasi dodici minuti di “Vraikan Sundan”, tempestato da organetti e xilofoni dall’andatura circolare, sulla quale si librano lievi gli ipnotici vocalizzi della cantante d’opera albanese Egzona Gervalla.

Nel disorientante avvicendamento di suggestioni è, in effetti, assai facile perdere il bandolo della matassa, effetto collaterale dal quale lo stesso Brewster finisce per essere affetto nel suo ambizioso tentativo di rideclinare il proprio profilo artistico. Eppure, lo stesso polimorfismo di “As A Hovering Insect Mass Breaks Your Fall” suscita molteplici spunti di interesse, tuttavia ancora custoditi in una crisalide che al momento non è ancora dato sapere in cosa evolverà. Qualche indicazione potrebbe provenire già dal successivo album, la cui uscita è annunciata nel corso di questo stesso anno e che viene già presentato come un disco di “pop music corrosa”; nell’attesa, la forza e il limite di quest’opera potrebbero essere riassunti proprio dalla sua improba riduzione a precise coordinate stilistiche.

(pubblicato su ondarock.it)

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