THE SIGHT BELOW – It All Falls Apart
(Ghostly International, 2010)

Tra le incarnazioni artistiche di Rafael Anton Irisarri, The Sight Below è quella improntata a una ricerca musicale a più ampio spettro rispetto alle tenebrose intersezioni tra pianoforte ed elettronica delle quali aveva offerto un interessante saggio qualche anno fa in “Daydreaming”, prima opera pubblicata sotto il suo nome di battesimo.

Da allora, Irisarri ha concentrato gran parte delle proprie energie creative su questo articolato progetto, inizialmente votato a più pervasive divagazioni ritmiche in chiave ambient-techno ma ben presto sviluppatosi in modo tale da evidenziare trasognate fascinazioni di lontana matrice shoegaze.

Non è un caso che il primo album di The Sight Below, “Glider” (2008), riecheggiasse il titolo di un Ep dei My Bloody Valentine e che, a far seguito all’ottimo mini “Murmur”, questo nuovo “It All Falls Apart” presenti la fattiva partecipazione di Simon Scott, già batterista degli Slowdive e di recente impegnato a scandagliare densi territori ambientali (si veda il suo “Navigare”, pubblicato nel 2009 da Miasmah).

Fin dagli aspetti onomastici, senso di abbandono, caduta delle difese razionali e immersione nel flusso immaginario del suono, costituiscono il fulcro intorno al quale insistono i cinquanta minuti di un album che nella sua vitalissima evoluzione esemplifica altresì quella di un progetto artistico in movimento da liquidità ambientali a riverberi immateriali, passando per drone e brulicanti inserti ritmici.

Irisarri dimostra qui come la staticità ambientale non rappresenti la finalità ultima della sua musica, quanto piuttosto un punto di partenza, sul quale incardinare una miriade di altri elementi, così da pervenire a modulazioni che scolorano attraverso texture elettroniche, calde tonalità chitarristiche e pulsazioni talvolta decisamente pronunciate.

Nonostante il suo incipit potrebbe lasciar presagire il contrario, “It All Falls Apart” si attesta ben lungi dall’essere uno di quei dischi ambientali immoti e dalla difficile comunicatività: se anche le iniziali “Shimmer” e “Fervent” introducono in profondità liquide, le loro folate avvolgenti sono già costellate da caldi loop, increspature elettroniche tenui ma persistenti e saturazioni al tempo stesso sognanti e inquiete. Lungo tutto il disco, Irisarri sembra infatti lavorare sul sottile crinale che separa l’ipnosi più completa dalla soglia dell’attenzione, tenuta costantemente desta prima da ambientazioni niente affatto morbide e rassicuranti, e poi scossa con crescente energia da battiti che cominciano ad affacciarsi timidi e inattesi nella dubbeggiante “Through The Gaps In The Land”. Le componenti ritmiche finiscono ben presto per assumere il ruolo di cardine di affreschi sintetici in chiave quasi minimal-techno, che pervengono a libero sfogo nel corso dei tredici minuti di “Stagger”, brano che chiude l’edizione fisica del disco (mentre quella digitale presenta altresì la bonus track “Splenetique”).

“It All Falls Apart” potrebbe idealmente collocarsi in posizione di lucidissima sintesi tra le claustrofobiche profondità di Scott Morgan, le cupe elucubrazioni di qualche poeta dronico e le declinazioni elettroniche al tempo della techno di Wolfang Voigt. Il tutto è però condensato da Irisarri (e Scott) secondo uno spirito palpitante, costellato da riverberi e modulazioni dalla riconoscibile impronta chitarristica, che sviluppano in dimensioni attualissime l’eredità dreamy/shoegaze anni 90. La percezione di tale coniugazione d’approccio, che percorre un po’ tutto il lavoro, si palesa soprattutto nei brani più dilatati della prima parte, ma trova il suo esito più esplicito e abbacinante nell’incredibile trasfigurazione di “New Dawn Fades” dei Joy Division, completamente spogliata delle sue componenti ritmiche e abbandonata alle emozionali derive disegnate da filtraggi chitarristici vaporosi e dall’inedita interpretazione ad opera della sempre evocativa Jesy Fortino.

È qui che Irisarri chiude il cerchio tra le reminiscenze della sua formazione musicale e i suoi attuali interessi per un’elettronica emozionale ed estremamente dinamica, che per essere apprezzata non richiede altro se non la rimozione di ogni barriera razionale di fronte a tale dolcissimo naufragio tra onde, carezze e sussulti.

(pubblicato su ondarock.it)

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