EF – Mourning Golden Morning
(And The Sound, 2010)
Già segnalatisi un paio d’anni fa con il valido “I Am Responsabile” tra le poche band ancora in grado di ricavare qualcosa di personale dai consolidati stilemi del post-rock, gli svedesi Ef tornano sulle scene con il loro terzo album, “Mourning Golden Morning”, evidenziando ancora una discreta carica propulsiva nel perseguire una proposta non limitata alla semplice alternanza di crescendo e detonazioni ma ormai con decisione votata a percorre strade alternative rispetto alle direzioni senza uscita intraprese da troppe altre band aventi la medesima matrice.
Lungo i cinquanta minuti del nuovo lavoro non mancano di affiorare le ritmiche secche e l’ispessimento chitarristico tipico del genere, così come al contempo estremamente curate risultano le parti soft, di fraseggio tra iterazioni di accordi e aperture orchestrali affidate agli archi e al glockenspiel. Tuttavia, se la maggior parte dei brani conferma il raffinato lavorio per sottrazione già messo a fuoco nell’album precedente, “Mourning Golden Morning” segna in maniera ancora più evidente il tentativo della band svedese di mantenere fede ai capisaldi della sua impostazione post-rock, rielaborandoli nell’ambizioso tentativo di trasformarli in qualcosa di altro e più complesso.
Si è dunque in presenza di qualcosa di sufficientemente diverso dalla stantia riproposizione delle trame degli Explosions In The Sky o, peggio, dei tanti pedissequi emulatori della seconda generazione; piuttosto, gli Ef sono oggi a contemplare la solennità romantica dei Mono (l’iniziale “Escapade #1” ne rappresenta una prova evidente), ma soprattutto introducono nel tessuto connettivo delle loro composizioni elementi alieni rispetto al consueto bilanciamento tra soft e loud, tra quiete cameristica e fragorose deflagrazioni.
Come già nel disco precedente, anche qui è presente l’elemento vocale, inteso a conformare in direzione di canzone costruzioni melodiche e sospensioni temporali che si fanno gradatamente più rade e temperate. Così, mentre gli spigoli chitarristici permangono acuminati nelle prevedibili cavalcate strumentali “K-141 KYPCK” e “401 Lwa”, nell’ispirata “Sons Of Ghosts” e in parte della lunga traccia di chiusura “Alp Lugens And Beyond” gli Ef denotano velleità narcolettiche alla Gregor Samsa, supportate da melodie eteree e da un cantato vaporoso e delicatissimo.
Quando poi la tensione dei brani si dirada anziché espandersi in solitari climax, vi è spazio addirittura per brevi saggi di scrittura decostruita alla American Football e, soprattutto, per sinuose atmosfere cinematiche che rimandano alle ambientazioni e alle più recenti derive on the road degli Early Day Miners.
E proprio in virtù di questi ultimi riferimenti, “Mourning Golden Morning” può essere salutato quale un ulteriore passo, piccolo ma evidente, della band svedese verso l’affrancamento dai canoni del genere d’origine. La strada è ancora lunga e sdrucciolevole, ma la provvisoria conclusione racchiusa in questo lavoro è certamente sufficiente a elevare gli Ef un gradino al di sopra rispetto alle tante esperienze artistiche ancora riconducibili al post-rock.
(pubblicato su ondarock.it)