PECKINPAH – That’s All Bad Folk
(Canebagnato, 2010)

Dopo aver bazzicato per un decennio l’underground rock fiorentino, Lorenzo Bettazzi si sposta a Roma e depone il basso per imbracciare la chitarra acustica, dedicandosi a un folk-blues scarno e abbastanza aspro nei suoi toni. Preso in prestito il nome d’arte al regista Sam Peckinpah, Bettazzi incide prima un disco acustico, “OnTheSpurOfTheMoment”, e adesso questo lavoro di autodefinito “folk cattivo”, ospitato dalla Box Series della valente Canebagnato Records.

Nella mezz’ora di “That’s All Bad Folk”, Peckinpah racchiude un’ampia rassegna del suo lirismo solitario e talvolta trasognato, enucleando miniature di folk acustico romantico, ma al tempo stesso percorso da increspature più aspre (emblematica la deliziosa “Elle”) e di un blues sofferto, che alternativamente si avvale di linee elettriche più marcate (“The Seed”, “Call Me A Believer”) ovvero si indirizza verso ballate che rimandano al Banhart più soave (“Drunken Lover”).

L’attitudine del lavoro e quella espressiva di Bettazzi traspaiono tuttavia soprattutto dai curati ceselli melodici, che attestano una discreta vena pop e la migliore riuscita dei passaggi di un’intimità bucolica e sospesa che non nelle torsioni tendenti a qualche ruvidezza bluesy.

Tutt’altro che folk “cattivo”, anzi una buona prova di maturità di scrittura di un altro rappresentante di quel folk-pop cantautorale italiano che, pur sotto traccia, non cessa di offrire positive tracce di sé.

(pubblicato su ondarock.it)

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