LITTLEBOW – The Edge Blown Aerophone
(Second Language, 2011)

Vituperato oggetto di repulsione per imberbi approcci musicali, abusato cliché ai tempi d’oro del prog e in seguito confinato a un ruolo del tutto marginale nelle espressioni rock contemporanee, il flauto rappresenta il nucleo dell’elaborazione sottesa a “The Edge Blown Aerophone”, undicesima pubblicazione in serie limitata della Second Language e punto di incontro di un progetto artistico creato per l’occasione.

Littlebow è infatti la denominazione sotto la quale hanno unito le loro forze Keiron Phelan (State River Widening, Phelan Sheppard) e Katie English (Isnaj Dui, The Owl Service), eleggendo il flauto a guida delle loro sperimentazioni, rispettivamente in ambito elettro-acustico ed elettronico-neoclassico.
L’unitarietà di fondo di un’impostazione consacrata a una linea concettuale così rigida non ha comunque impedito ai due artisti inglesi di sviluppare nel corso dei dieci brani di “The Edge Blown Aerophone” una serie di bozzetti sonori finalizzati alla rilettura e al tempo stesso alla riscoperta di uno strumento sorprendentemente duttile nelle sue molteplici sfumature.
Anche grazie alla collaborazione di Jerome Tcherneyan (Piano Magic), che arricchisce molti dei brani di percussioni e drum machine, mentre lo stesso duo-base pone a frutto le qualità di polistrumentisti dei suoi membri affiancando all'”aerofono soffiato dal bordo” tastiere, chitarra e glockenspiel.

Ne risultano vivide miniature tra pastorale e barocco, tra spunti orchestrali e placide texture prossime all’ambient, benché in prevalenza caratterizzate da un’aura fragile e sottilmente malinconica, appena scossa e dispersa dai passaggi nei quali l’impianto ritmico tende a farsi soverchiante (si veda in particolare l’arabeggiante “Oarsmen’s Lament”).
“The Edge Blown Aerophone” non è tuttavia solo un album di arrangiamenti variopinti, costruiti intorno a uno scheletro di sonorità liquide, ben prossime a quell’estetica vittoriana che non a caso tanto affascinano Glen Johnson, uno dei tre mentori dell’etichetta-culto che pubblica l’opera in quattrocento copie, come sempre deliziosamente confezionate. La centralità del flauto c’è e si sente, fin dal placido incipit di “It’s Too Steep A Climb (For A Really Cheap Horse)” – in seguito svolta in scatenata danza fiorita – e dalle ambientazioni avvolgenti e trasognate di “Crooked Men Of Pershore”.

In brani dagli sviluppi costanti e spesso imprevedibili, Phelan e la English travalicano tempi, stili espressivi e confini geografici, unendo antichi sentori prog (“For Thijs”) e tropicalismi analogici (“To Run Through The Christian Wolff”), interludi atmosferici e un’ampia rassegna di deliziose variazioni elettro-acustiche tra classicismo e moderate tentazioni avanguardiste.
Superando con destrezza gli angusti margini di manovra offerti dall’impostazione prescelta per quest’opera, l’inedito duo restituisce dignità artistica e fisionomia attuale a uno strumento che tuttavia, nell’economia dell’album, altro non è se non un pretesto per una serie di affreschi sonori miniaturali e decisamente sfuggente a connotazioni temporali, se non per una certa coerenza di stile con le sonorità intorno alle quali la Second Language sta costruendo un vero e proprio cenacolo artistico.

La prima metà della tiratura di “The Edge Blown Aerophone” comprende altresì un cd-r 3” intitolato “Puff” e contenente quattro remix dal prevalente carattere elettronico, a cura di Orla Wren, Pastourelle, Plinth e Robin Saville.

(pubblicato su ondarock.it)

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.