memories: WELCOME CRUMMY MYSTICS

FRANKIE SPARO – Welcome Crummy Mystics
(Constellation, 2003)

La Constellation Records di Montreal, da qualche anno a questa parte, rappresenta un autentico culto per molti amanti della musica contemporanea, sperimentale e di ricerca (troppo spesso sbrigativamente etichettata con la definizione onnicomprensiva di “post-rock”) ed è conosciuta per aver pubblicato, tra l’altro, le opere di Godspeed You Black Emperor!.

La ormai rara particolarità della Constellation Records è comunque quella di aver costituito punto di riferimento per gruppi e artisti canadesi aventi quale comune denominatore lunghe composizioni strumentali più o meno progressive, con copioso uso di archi, chitarre o elettronica.

Dati questi presupposti, poco sembrava avere a che fare con la filosofia dell’etichetta, la pubblicazione nel 2001 di “My Red Scare”, primo album di Frankie Sparo, cantautore minimale dai ritmi codeinici e dal cantato (in)dolente. All’album fece poi seguito un Ep, “Arena Hostile”, nel quale il nostro rivisitava, con il contributo orchestrale degli A Sillver Mt. Zion (costola “da camera” di GYBE!) tre brani dell’album, oltre a “I Am Waiting” dei Rolling Stones, in un’insospettabile versione intimista.

L’ampliamento degli orizzonti musicali di Frankie Sparo è confermato dalla sua seconda opera sulla lunga distanza, l’intensissimo “Welcome Crummy Mystics”, nel quale, dietro il suo nome, si cela in realtà un’ampia collaborazione di musicisti, tra i quali spicca in particolare Nadia Moss al pianoforte, tanto che si può dire, come indicano anche le note di copertina, che “Frankie Sparo” sia ormai un duo…

“Welcome Crummy Mystics” è composto di nove brani davvero molto eterogenei: se l’iniziale “Hospitalville” può far tornare alla mente le atmosfere dell’esordio, benchè arricchite e impreziosite da violini, trombe e percussioni, l’album si snoda poi attraverso episodi cantautorali e intimisti, quali la dilatata “Caméra”, cantata in francese, la minimale “My Sistr” – di sola voce sussurrata e piano – e la conclusiva “This Lie”. Non mancano momenti più propriamente “rock”, come la movimentata e obliqua “Akzidenz Grotesk”, o “Back On Speed”, nella quale il cantato di Frankie lascia i soliti toni sommessi per dar vita ad un’eccentrica punk-song cantautorale (!?) a base di chitarra, voce e coro sbilenco, o ancora l’espressiva “City As Might Have Been”, costruita su un’iniziale base di soli violini e tablas.

In definitiva, “Welcome Crummy Mystics” esprime la maturità di un artista completo e versatile, la cui sensibilità si manifesta in forma non certamente “facile” e accessibile a tutti, ma di indubbio fascino, sia per i cultori della nuova canzone d’autore d’oltreoceano (nelle sue varie forme), sia per quelli delle soluzioni armoniche più complesse e romantiche.

(pubblicato su ondarock.it)

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