TREMBLING BLUE STARS – Fast Trains And Telegraph Wires
(Elefant, 2010)

Gli addii non sono mai né semplici né indolori, persino per chi al costante senso di nostalgia e di assenza, a sospiri spezzati e simulacri di baci non dati, ha consacrato ormai oltre vent’anni di una carriera artistica vissuta troppo spesso ai margini di ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, ma sempre rispondendo soltanto al genuino impulso di rendere in musica spontanei impeti dell’animo.

Per farla breve, la notizia è che “Fast Trains And Telegraph Wires” rappresenta probabilmente il definitivo capitolo della carriera dei Trembling Blue Stars; dopo sette album e quasi quindici anni di attività, s’interrompe il sodalizio tra Beth Arzy, Keris Howard, Jonathan Akerman e Bobby Wratten, erede legittimo dell’irripetibile esperienza di quest’ultimo con i Field Mice, ai tempi gloriosi della Sarah Records. E, come allora la fine di un percorso ha dato luogo all’inizio di un altro, non resta che sperare che anche in questo caso si tratterà di un arrivederci piuttosto che di un addio e che Bobby Wratten saprà ancora reinventarsi, continuando a offrire valide prove della sua classe e a dare libero sfogo alla sua passione per l’indie-pop, ma anche per eteree divagazioni elettronico-ambientali.

Il biglietto d’addio dei Trembling Blue Stars – accompagnato dall’Ep “Cicely Tonight Volume One” (il cui titolo lascia sperare che ci sarà, prima o poi, un secondo volume) – è dunque rappresentato da una nuova collezione di canzoni contrassegnate dall’inconfondibile voce di Bobby (a cui si alterna quella oramai familiare di Beth: “Half-Light”, “The Hidden Quarter”) e dall’abituale lavorio di riverberi su chitarre e tastiere, che delineano atmosfere sospese e nostalgiche, talvolta elevate a protagoniste di strumentali dall’evidente carattere ambientale, ma più spesso in funzione di ideale contorno a melodie che evocano suggestioni autunnali nel paesaggio come nell’animo.

Quanto a mood complessivo, “Fast Trains And Telegraph Wires” non si lascia andare a scontate autocommiserazioni, né tanto meno a toni in qualche modo autocelebrativi. Tutt’altro, perché, come nella migliore tradizione della band, il disco è, ancora una volta, pieno di mirabili canzoni assolutamente fuori dal tempo, che vengono pubblicate oggi come avrebbero potuto esserlo in qualsiasi momento del lungo percorso artistico dei Trembling Blue Stars.

Che, tuttavia, si tratti di una sorta di testamento artistico risulta evidente da una serie di piccoli indizi: il ritorno della incantevole Anne Mari Barker-Davies, per anni musa ispiratrice di Wratten, che presta la propria voce a “Cold Colours” e “The Lowest Arc”, l’intervento di un’icona dell’indie-pop (e non solo) come Cath Carrol che interpreta, da par suo, la splendida “The Imperfection Of Memory”, e, soprattutto, la contemporanea presenza in un solo album di tutte le tematiche e gli stili sonori abbracciati da Bobby Wratten nell’arco della sua ultraventennale carriera.
Sparse tra l’album vero e proprio (“The Last Four Winters Of The War/Grey Silk Storm”) e, in maniera più copiosa, nell’Ep che lo accompagna (“The Floating World”, “Radioactive Decay”), si ritrovano anche quelle pulsioni elettroniche e ambientali che, seppur timidamente, hanno sempre accompagnato l’idea musicale dei Trembling Blue Stars e, soprattutto, delle altre creature di Wratten: i Field Mice, i Northern Picture Library e, da ultimo, The Occasional Keepers. Non mancano gli episodi più movimentati e smaccatamente pop (“My Face For The World To See”, “Tropic Of Capricorn”, la conclusiva “No More Sad Songs”) che colorano di vivida luce solare un lavoro altrimenti virato in chiaroscuro.
A farla da padrone, però, è il tema (sonoro e non) del distacco, da sempre caro alla poetica di Wratten, che in “Fast Trains And Telegraph Wires” si percepisce in maniera ancora più distinta con brani venati da un’endemica malinconia, che sia osservata con simulata freddezza dai finestrini di un treno in corsa (“Frosting”) o sublimata nell’attesa della risoluzione di un’assenza (“In Arrivals”).

Il merito che va ascritto a Wratten e compagni, ancora una volta, è la straordinaria e innata capacità di mantenersi sul filo della tristezza e della nostalgia, senza mai cadere nel patetico. Ed è con brani entusiasmanti, pieni di pathos e vitalissimi, quali “Cold Colours” o “All Our Tomorrows” (o anche la splendida cover acustica dei Dream Academy “Not For The Second Prize”) che la band si conferma come uno dei nomi di punta dell’indie-pop di ieri e di oggi.
Anche in questo commiato, eclettico, toccante, intenso, malinconico e nostalgico, venato di mestizia ma pieno di rinnovata speranza (“Chase away every bad memory/ Today and all our tomorrows/ Matter more than any yesterday”) risulta evidente quanto sia lontana dal “mestiere” e dalla routine la poetica di Bobby e dei Trembling Blue Stars: non una nota, non un solo verso sono stati scritti per dovere o nella speranza di accaparrarsi una fetta di pubblico più vasta. Le parole e i suoni che Bobby Wratten ha condiviso con il pubblico nell’arco della sua ormai lunga carriera sono sempre state sincere e spontanee e, proprio per questo, hanno sempre avuto la capacità di far breccia nei cuori di tanti (per lo più adoranti) accoliti.

Così, se l’avventura Trembling Blue Stars era nata a causa di un addio (“She’s gone and no longer/ Feels she’d die without me/ The other half of her/ She’s stopped feeling me to be/ She said that she wants me/ To consider us over” cantava Bobby quindici anni fa nel brano di apertura di “Her Handwriting”) è, allora, davvero confortante, per chi ha amato questa band, poter pensare che se “Fast Trains And Telegraph Wires” è l’ultima cartolina che riceverà dal mondo interiore di Bobby Wratten, questa si concluda con le parole più piene di speranza e (quieta) gioia che il nostro abbia mai scritto: “She is here/ And there is no need to devote/ Any time to anything but hope/ I know where I belong/ And there will be no more sad songs/ No more sad songs/ Everything/ Burns that much brighter shared”.

(in collaborazione con Francesco Amoroso, pubblicato su ondarock.it)

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