SEAPONY – Go With Me
(Hardly Art, 2011)

Tra nostalgici vinili a quarantacinque giri e la miriade di suoni sparsi per l’universo in espansione della rete, l’indie-pop trova nuove strade di diffusione per la sua inesauribile linfa, indifferente al trascorrere del tempo, eppure da sempre oggetto di un graduale ma continuo processo di rinnovamento di voci, melodie e interpreti.
Succede così – e ormai con una certa frequenza – che i vecchi supporti trovino nuovo impiego da parte di artisti affermati, mentre dai veicoli di diffusione musicale attraverso la rete nuovi protagonisti compiono il grande salto verso la distribuzione discografica. Quest’ultimo è il caso, tra i tanti, di un terzetto di Seattle che va sotto il nome di Seapony, adesso al debutto ufficiale tramite Hardly Art, sussidiaria della concittadina Sub Pop, dopo aver rilasciato nei mesi scorsi svariati singoli e tracce in download gratuito attraverso la propria pagina Bandcamp.

Incentrata sul songwriting del chitarrista Danny Rowland e sulle lievi interpretazioni della cantante Jen Weidl, la band si colloca con discreta personalità su quella scia di pop chitarristico arioso, sognante e vagamente reminiscente di sonorità a cavallo tra 80 e 90, che tanti successi sta di recente riscuotendo oltreoceano (dai Pains Of Being Pure At Heart ai Best Coast).
La dimensione dei Seapony è tuttavia leggermente diversa, tanto per la semplice naiveté delle loro melodie quanto per gli spiccati accenti twee-pop di canzoni concentrate intorno alla durata di due-tre minuti. A ciò si aggiunga l’essenzialità realizzativa delle dodici tracce raccolte in “Where We Go”, del tutto sprovviste di arrangiamenti e sovrastrutture di produzione e caratterizzate da un’invariabile ritmica di drum machine, che ne accentua i contorni da bedroom-pop in media fedeltà.

Insomma, tutti elementi che, presi separatamente, potrebbero risultare coerenti con il gusto “indie” dominante ma che invece tratteggiano la fisionomia dei Seapony come quella di una band intesa piuttosto a riversare in maniera giocosa nelle proprie canzoni suggestioni delle più varie, che vanno dal noise-pop oggi tanto à la page alla sfumata nostalgia di alcuni dischi della Sarah Records, passando per solari declinazioni di un surf-pop rivisto secondo una sensibilità più rock.
Se l’incipit di “Go With Me”, con le chitarre jangly e l’incedere nervoso di “Dreaming”, sembrerebbe preludere a uno dei tanti album di garage-pop leggermente distorto, la voce eterea e il tono trasognato della Weidl riportano ben presto la barra di navigazione del disco verso territori più morbidi, resi manifesti dalle placide “What You See” e “Blue Star” (non a caso, in odor di Trembling Blue Stars), nonché verso le recenti esplorazioni casalinghe di Wild Nothing e Beach Fossils (“I Never Would”).

Di contro, i Seapony mostrano nel corso dell’album anche un’anima più solare e sbarazzina, che emerge con decisione in pezzi quali la surfeggiante “Go Away” e nel piglio quasi infantile di “I Really Do”, emblematico del genuino spirito pop di una band che miscela con una certa abilità melodie discretamente efficaci e atmosfere sognanti, incastonate da una sottile patina lo-fi.
E nonostante, al di là delle sfumature, la formula complessiva risulti un po’ monocorde – con i brani che soprattutto nella parte finale scolorano quasi l’uno nell’altro senza soluzione di continuità – e manchino popsong di quelle davvero intossicanti, l’ascolto di “Go With Me” risulta comunque gradevole e spensierato, ideale per farsi baciare dal sole sulle strade che portano all’estate. Perché, in fondo, ogni tanto un po’ di disimpegno è necessario, e indie-pop come quello dei Seapony può esserne un’adeguata colonna sonora.

(pubblicato su ondarock.it)

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