AVROCAR – Summer Blonde
(Orre, 2013)
Un 12” di venticinque minuti, prima uscita della nuova etichetta belga Orre, rispolvera per un ultimo atto ufficiale la sigla Avrocar, progetto che a intervalli irregolari fin dagli anni a cavallo del 2000 aveva incarnato il profilo più marcatamente votato all’elettronica di Antony Harding (July Skies) e di Perry McDonagh.
Dopo l’annuncio del definitivo accantonamento di Avrocar da parte dei due musicisti inglesi, “Summer Blonde” ha un po’ le sembianze del testamento artistico di un’esperienza rimasta sempre marginali, nonostante le ispirazioni trasversali suscitate in band ben più celebrate, quali Deerhunter e addirittura Radiohead.
Eppure, gli otto brani del lavoro non indulgono a mestizia alcuna, anzi rinnovano lo spirito sbarazzino di pulsazioni frammentate e vivaci, intessute con melodie evanescenti e ambientazioni atmosferiche. Schegge elettroniche dal vorticare controllato circondano così texture sintetiche e rarefatti abbracci armonici, solo lontanamente assimilabili a quelli realizzati da Harding in July Skies.
La parentela tra le due esperienze, in effetti, finisce qui e può essere stabilita quasi soltanto per l’identità di uno dei protagonisti di Avrocar, perché qui tutto è più torbido e sintetico, persino i passaggi più evanescenti, come ad esempio il circolare mantra ghiacciato di “True North” e le saturazioni moderatamente romantiche di “No Shadow On The Sun”. È invece l’apparente antitesi tra le sognanti sfumature ritmiche di “Przewalksi’s Horse” e le incalzanti propulsioni da idm acida di “Cinematography” a rappresentare l’esaustiva fotografia di commiato di un progetto che avrebbe potuto incontrare ben miglior fortuna.