SNAILS – Safe In Silence
(Undergrowth, 2016)
A valle di alcuni singoli realizzati negli ultimi anni, che li avevano già imposti all’attenzione degli appassionati, è finalmente arrivato il momento del debutto sulla lunga distanza degli Snails, quintetto di Bristol dedito a un pop tanto sbarazzino quanto ricercato nelle soluzioni sonore.
Fresco e sottilmente malinconico come una brezza dell’autunno che ne ha visto la pubblicazione, “Safe In Silence” ha rappresentato una delle novità indie-pop più brillanti dell’anno, con la sua miscela di melodie cristalline e variopinti arrangiamenti di fiati e archi, che ne impregnava i dieci brani di sensazioni sixties e, a tratti, vagamente acide. L’esplicito riferimento da parte della stessa band a classici quali Barrett e Nico non rende fino in fondo giustizia alla freschezza delle loro canzoni, che sanno essere giocose e tanto scatenate da potersi calare in qualche balera in bianco e nero (“Jennifer Jones”, “More Than A Second”), ma si ammantano anche di un lirismo pop d’autore (soprattutto in “Talking To Anthony”, “Winter Hearts” e nella title track), il cui ricco impianto strumentale rinverdisce le dolci memorie dei Belle & Sebastian.
È tutta qui la declinazione guitar-pop “suburbana” degli Snails, risultante dalla combinazione di trasognate visioni sixties, di delicata scrittura armonica e di una coralità esecutiva che in particolare nei ricorrenti inserti di una tromba trova coronamento raffinato e toccante, travalicante tempi e prefissi definitori, genuinamente pop.