SWOD – Drei
(City Centre Offices, 2011)

Con precisione ed essenzialità tutte teutoniche, Oliver Doerell e Stephan Wöhrmann rispolverano la sigla Swod per il loro terzo disco incentrato sui frammenti elettronici del primo (mente anche del progetto Dictaphone) e sul pianoforte minimale del secondo.

I quaranta minuti di “Drei” rinnovano la formula del precedente “Sekunden” (2007), senza tuttavia replicarne l’oscura e compassata magia. Prolungate sospensioni temporali tra le note pianistiche e spoken word in bassa frequenza si attestano negli esili interstizi tra battiti sfumati che assorbono la linfa dell’originario suono Morr Music, declinandola secondo tempi e toni ad ampi tratti di natura quasi jazzy (“Insel”, “Oktober”).

Proprio l’incontro tra la raffinata compunzione di tale estetica e l’estrema pulizia formale delle melodie e dei minuti brandelli sonori che costellano le undici composizioni raccolte in “Drei” produce un risultato formalmente ineccepibile, incapace però di travalicare la fredda ibridazione tra i suoi elementi. Inoltre, il più marcato accento posto dal duo tedesco sull’impostazione chamber-jazz relega in secondo piano le screziature di quelle che lo stesso Doerell definiva “rovine dell’elettronica”; il loro contributo si affaccia in maniera sensibile quasi esclusivamente in “Sans Peau” e “The Pilot”, limitandosi ad aggiungere una modesta spinta propulsiva a brani in prevalenza lineari e asettici.

(pubblicato su Rockerilla n. 377, gennaio 2012)

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