MATT ELLIOTT
Lanificio 159, Roma, 22 maggio 2012
Anche nel suo modo di porsi dal vivo, Matt Elliott incarna ormai alla perfezione l’”uomo spezzato”, tormentata figura elevata a titolo del suo ultimo disco; da solo sul palco con chitarra, pedaliere e basi registrate, non concede nulla agli aspetti esogeni al contenuto musicale proposto.
Per tutta l’ora e un quarto della sua esibizione, l’artista inglese suona con assorta abilità alternata a repentino impeto, ora sussurrando melodie ora elevando canti dolenti e urla disperate.
Gli ingredienti della mutazione folk compiuta con la trilogia delle “Songs” ricorrono tutti nell’esaustiva rassegna di canzoni proposte, a partire dall’emblematico incipit con una versione espansa di “Dust Flesh And Bones”; le tradizioni popolari euro-mediterranee si fondono con cori sbilenchi, nervosi spasmi elettrici preregistrati e con messaggi politici di lotta e speranza, che per l’occasione si traducono anche nell’omaggio al canto anarchico Il galeone.