MOHNA – The Idea Of It
(Sunday Service, 2012)
Nell’approcciare la musica di Mohna, il pensiero potrebbe correre facilmente alla più nota, ancorché più giovane, Anja Plaschg (Soap& Skin), della quale questa artista tedesca, al secolo Mona Steinwidder, condivide l’idioma natale, lo strumento di formazione e anche il tormento esistenziale sottostante alle rispettive creazioni artistiche.
Al di là delle possibili analogie espressive, il percorso di Mona è completamente diverso e personale. Già cantante e tastierista della band elettro-pop amburghese Me Succeedes, ha debuttato nel 2009 con una raccolta di canzoni intitolata “1985-1994”, due date che delimitano gli anni della sua infanzia, rispecchiando come tali il carattere ancora acerbo e privo di compromessi di delle sue canzoni.
A tre anni di distanza, “The Idea Of It” ripresenta l’artista tedesca con la medesima impronta disadorna, ma da un lato maturata dal punto di vista interpretativo e dall’altro artefice di più articolate trame strumentali, sempre incentrate su pianoforte e su un modesto utilizzo dell’elettronica ma che adesso includono clarinetto, organo, ritmiche rudimentali e imperfezioni di registrazione tra le più varie.
Negli undici brani del lavoro, i fascinosi sospiri della Steinwidder volteggiano lievi o alternamente si inarcano angosciosi su stille pianistiche minimali, ora romantiche ora avvinte in torsioni tenebrose. Piana e suadente in “Little Bones” e “Ideas”, l’artista tedesca sa anche trasformarsi in teatrale musa dark (“Teaser” e “Vanishing Point”) e introspettiva ragazza al piano (“Ideas”, “I Wouldn’t Swear”).
Quando poi la sezione ritmica (sotto forma di semplici battiti o degli impulsi di una drum machine) si fa più sensibile, la propensione a raffinatezze pop, già rinvenibile nel singolo “To Do”, si manifesta in forme sofisticate e accessibili anche a un pubblico più vasto.
Quali che siano le loro effettive potenzialità di diffusione, il canzoniere al tempo stesso lieve e austero espresso da Monha in “The Idea Of It” evidenzia le doti di un’artista completa e sensibile, il cui indubbio processo di maturazione sconta forse solo la coincidenza temporale di un affermato termine di comparazione, che però, per fortuna, non deve e non può inficiare la genuina fruizione delle sue creazioni.