THE TREASURES OF MEXICO – Holding Pattern
(Shelflife, 2015)
Altro che riscoperta del pop chitarristico anni ’80-’90, The Treasures Of Mexico non sono epigoni, bensì protagonisti di quell’epoca, benché sotto diversa denominazione e in risposta a premesse espressive diverse da quelle che oggi vedono Mark Matthews e Bob Collins maturi signori inglesi, pronti tuttavia a intraprendere una nuova avventura, imbracciando chitarre e facendo galoppare gli amplificatori. Entrambi erano infatti stati componenti fondanti dei Dentists (quattro dischi tra il 1985 il 1995), senza tuttavia mai smettere in seguito di scrivere e suonare canzoni in varie forme; oggi si ritrovano insieme in una nuova band, che di fatto dà corpo alla creatività personale di Matthews, nell’occasione affiancato dal compagno di gioventù, nonché dal batterista Russ Baxter (Secret Affair).
L’immarcescibile linfa pop di un tempo torna a scorrere pressoché inalterata nelle vene della nuova band, che nei tredici brani di “Holding Pattern” inanella una carrellata di canzoni dalle melodie vivaci e sbarazzine, supportate da un impianto strumentale costituito da chitarre effettate e ritmiche decise, a tratti persino nervose. Quello di The Treasures Of Mexico è un guitar-pop robusto, eppure cristallino, divertito ma innervato da languori tipicamente indie-pop, che rimandano in maniera del tutto spontanea ai Teenage Fanclub più chitarristici, filtrati attraverso il diaframma rock di Ocean Blue o Feelies.
Il risultato è gradevole e spensierato, frutto di un equilibrato bilanciamento tra fluidità melodica e corpose linee strumentali: in fondo, si tratta della formula essenziale anche della riscoperta guitar-pop in voga negli ultimi anni, che tuttavia Matthews e soci riescono a mettere in pratica con una matura naturalezza, che travalica il mero dato formale, risultando anzi particolarmente efficace nel suo agrodolce contenuto pop.