LEANDRO FRESCO – El Reino Invisible
(Kompakt, 2015)
Per qualche strano motivo, nonostante l’attenzione della quale è solitamente destinataria la copiosa produzione ambientale attuale, “El Reino Invisible” è pressoché del tutto sfuggito ai radar degli “addetti ai lavori”. Eppure, non solo il lavoro era veicolato da un’etichetta di prim’ordine nel settore quale Kompakt, il suo autore, l’argentino Leandro Fresco, non è un novellino della musica elettronica, vista anche la considerazione ricevuta da “Amor International” (2002), sua prima produzione per i tipi dell’etichetta tedesca.
Al di là delle premesse, “El Reino Invisible” è un lavoro di ambient music purissima, realizzata a partire da un ventaglio di modulazioni sintetiche che generano uno spazio sonoro sconfinato e decompresso. È musica rilassata e ipnotica quella condensata in poco meno di un’ora dall’artista argentino, che fin dall’inizio offre sensazioni di morbidezza accogliente (“La Edad de Oro”, “Los Anios Que Vivimos en Peligro”), dischiudendo visioni luminose, immateriali (“El Salto del Angel”, “Sol de Medianoche”).
Benché nel corso di “El Reino Invisible” non manchino un paio di episodi più densi e umbratili (“La Nueva Orden”, “Principe de Viento”), i brani di Fresco denotano una prevalente serenità, che non espunge tuttavia il contenuto emozionale, invece affiorante nei sinuosi snodi compositivi o sotto forma di dolci riverberi chitarristici (“La Herida del Soldado”.
Quella racchiusa in “El Reino Invisible” è musica sottile e dolcemente avvolgente, che dispensa frequenze da un mondo immaginario, nel quale immergersi soltanto chiudendo gli occhi e lasciando fluire il suono.