KIN HANA – Au Sable
(Black Meadow, 2018)
Quando un musicista di estrazione diversa si avvicina al formato del cantautorato acustico produce spesso risultati sorprendenti. Non fa eccezione Aaron Carroll Hodges, canadese finora dedito alla ricerca di oscure sonorità elettroniche e kraut-rock, che per cimentarsi per la prima volta con le canzoni utilizza come alias il nome del suo bisnonno giapponese, Kin Hana.
Fin da questa scelta traspare il carattere estremamente personale della transizione espressiva dell’artista newyorkese, che nel mini-album “Au Sable” elabora la propria peculiare combinazione tra atmosfera e canzoni. All’ambience salmastra dello strumentale d’apertura “Wernerchor” ne seguono cinque, costruite a partire da un placido fingerpicking acustico, sul quale si innestano interpretazioni impregnate di arioso lirismo, contornate da una varietà di arrangiamenti ed effetti, chiaramente originati dalla perdurante propensione di Hedges per la ricerca sonora.
Amplificate risonanze pianistiche, strati di chitarre effettate e veri e propri drone formano una sorta di vero e proprio “ensemble” che, irrobustito da dinamiche pronunciate, accompagna le canzoni di “Au Sable”, amplificandone i naturali contenuti emozionali. Brani quali “The Mountain”, “Generations” e “You” dimostrano la compiuta riuscita della transizione di Hodges, che nella nuova dimensione si scopre cantautore, mantenendo tuttavia il gusto e la sensibilità per ambientazioni atmosferiche dalle palpitanti sfumature seppiate.
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