A MOTE OF DUST – A Mote Of Dust II
(Babi Yaga, 2019)
Una lunga storia musicale, una dimensione di puro understatement e un’affinità istintiva presiedono alla scoperta del secondo disco omonimo di A Mote Of Dust. La storia è quella di Craig B. (Beaton), veterano della scena alternativa scozzese fin dai tardi anni Novanta, con la sua militanza in Ganger e Aereogramme e, in tempi più recenti, in The Unwinding Hours), l’understatement è tanto quello produttivo quanto di espressione odierna delle sue canzoni, l’affinità percepita consiste nello spontaneo collegamento mentale e di sensazioni suscitato al loro ascolto verso il culto umbratile (e mai sufficientemente celebrato) dei Savoy Grand.
Ecco, anche se forse non per molti, quest’ultimo fattore potrebbe essere già sufficiente a valorizzare il più recente lavoro dell’artista scozzese, realizzato come il precedente del 2015 con la collaborazione di Graeme Smillie al basso e al pianoforte. Ad alimentarlo sono immediatamente le compassate note acustiche del brano d’apertura e le interpretazioni di sommesso lirismo di Beaton, che dischiudono la sua poetica di placida introspezione. Benché i toni di quasi tutti i brani siano notevolmente sfumati, il loro intimismo non è circoscritto a registri soltanto minimali ma, proprio grazie all’interlocuzione strumentale con Smillie, si arricchisce di soluzioni sonore che spaziano da semplici linee armoniche di chitarra o pianoforte, tutt’al più incorniciate da ovattate stratificazioni sintetiche, a progressioni che amplificano il pur soffice pathos interpretativo dell’artista scozzese.
Tra atmosfere a tratti lievemente oscure e aperture in moderato crescendo, i passaggi più toccanti del lavoro coincidono con le ballate in penombra, assistite quasi soltanto da note pianistiche tanto scarne e dimesse quanto fluidamente emozionali che, al di là di qualsiasi pur lusinghiera affinità possano richiamare, attestano l’ispirata sensibilità di scrittura di Beaton, artista da sempre e per sua natura a proprio agio in una dimessa dimensione creativa e, proprio per questo, tutto da (ri)scoprire.