moonshine_blues_through_outMOONSHINE BLUES – Through / Out
(Grains Of Sand, 2015)

Che qualcosa stesse mutando nel registro espressivo di Oleksiy Sakevych lo si era avvertito già nelle ultime pubblicazioni a nome Endless Melancholy, laddove il romantico minimalismo che ne aveva originariamente caratterizzato il progetto è stato affiancato da dense masse di elettricità statica, fino ad esserne, a tratti, del tutto sopraffatto. Non stupisce, dunque, vedere Sakevych sviluppare un percorso parallelo rispetto a quello per il quale si era fatto dapprima conoscere, un percorso nel quale poter sviluppare il lato più oscuro e dolente della propria tavolozza musicale, rivolta con sempre maggiore decisione a una suggestiva elaborazione ambient-drone.

Nasce così Moonshine Blues, alias che compare adesso su una cassetta a tiratura limitata, le cui due facciate riassumono anche fisicamente la duplice natura del loro contenuto, del resto confermata anche dall’ambivalenza del titolo. “Through / Out” è infatti articolato in due parti ben distinte, ancorché tra loro legate: i cinque brani della prima, pur realizzati già nel 2012, appaiono ancora molto vicini allo stile recente di Endless Melancholy, con le parti di archi modulate ma ancora ben evidenti nella loro essenza di ariosa elevazione e nei loro sinuosi aspetti cinematici (“Revelations”, “We’re Going To Rise Up Above”), in filigrana ai quali si manifestano comunque già pronunciate masse di rumore nebuloso (“Spaces”).

La seconda facciata, costituita da quattro brani di più recente composizione, scoperchia invece un abisso claustrofobico grondante frequenze magmatiche (“Into A Deep Blue Cavern”, “Float Weightlessly”) eppure ancora evanescente nella sua contorsione (“Celeste”). Anche sotto questa nuova, fosca luce, le composizioni di Sakevych conservano una notevole ampiezza di respiro, suggellata dalla sinfonia dronica di quasi nove minuti che chiude il lavoro (“Dreams In Malachite”) in un crescendo di cupi riverberi, che torna a essere rifinito dagli archi, disegnando sogni ricorrenti di un nero tanto assoluto da apparire brillante.

Si tratta di un esito in fondo coerente, soltanto realizzato attraverso mezzi diversi, con l’approccio compositivo di Sakevych, decisamente rivolto a suggestioni emotive anche nella nuova dimensione di orchestralità ambient-drone.

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