JULIE MECKLER – Queenshead
(Self Released, 2013)
Un passato da attrice tra la natia Francia e gli Stati Uniti, un presente nel quale si è reinventata cantautrice raffinata e versatile; questa, in estrema sintesi, la trasformazione di Julie Meckler che, trasferitasi a Chicago, nel suo debutto discografico “Queenshead” è stata affiancata da un quintetto di musicisti locali di varia estrazione, che con un ricco impianto da classica band folk-rock con la fondamentale aggiunta della tromba di James Davis ne ha decisamente amplificato le possibilità espressive di un impianto di base costituito da chitarra acustica e voce.
I tredici brani di “Queenshead” formano così una variopinta carrellata nella quale le morbide interpretazioni della Meckler passano con disinvoltura attraverso da brusche radici rock-blues (“Desire”, “Forest”) a essenziali declinazioni gospel (“The Cigarettes Song”), fino addirittura a imprevedibili cadenze ritmiche caraibiche (“Bitch”).
Il meglio, tuttavia, l’artista di origine francese riesce a esprimerlo quando la sua band assume decise sembianze folk, ponendosi al servizio di canzoni in prevalenza vivaci e scorrevoli, ma che sanno essere anche dolci e riflessive. È il caso del romanticismo alimentato dalla tromba di “Motel” e della title track, e soprattutto della vellutata cover acustica di “Soul Love” di David Bowie e dell’agrodolce nostalgia di “Manhattan”, lieve ballata indie-folk dai toni sommessi.
Proprio quest’ultima appare la dimensione più congeniale alla Meckler, che pure dimostra di trovarsi tanto a proprio agio nelle sue nuove vesti musicali da voler già perseguire soluzioni estremamente eterogenee. Benché alcune di quelle evidenziate in “Queenshead” appaiano fin troppo ardite, dal lavoro emerge il profilo di una voce folk distante dagli stereotipi, dunque di sicuro interesse.