MAKING MARKS – A Thousand Half-Truths
(Fika Recordings, 2014)
Addio My Little Pony, benvenuti Making Marks. Come se non fosse già difficile tener testa al vortice di proposte indie-pop in circolazione, ci sono messi anche probabili questioni di diritti all’impiego della precedente denominazione per indurre la band guidata da Ola Innset e Nina Bø a mutare la propria ragione sociale dopo due album (“Think Too Much” e, appunto, “Making Marks”).
Non muta, invece, in maniera sostanziale la formula del quintetto norvegese, devoto al fascino retrò di un indie-pop raffinato e godibile, riproposto con fresca disinvoltura nelle dieci agili canzoni di “A Thousand Half-Truths”.
La spensierata scorrevolezza dell’apertura “Bruises” e il velo di delicata malinconia della successiva “Barcodes” mettono da subito in mostra l’intero campionario dei Making Marks, che nel volgere della canonica durata dei tre minuti riassume tutta l’essenza di un pop che sa regalare dolcezze scatenate, dal passo quasi ballabile, e istantanee intrise di riflessiva nostalgia.
Tra tastierine brillanti e languori lap steel, canzoncine che si lasciano canticchiare persino nella gutturale lingua natale della band (la sola “Uten En Tråd”) e più compunti acquerelli dalle tinte pastello (“Like Spinning” e la title track), è fin troppo palese il gioco dei Making Marks nella ricerca della perfetta canzone pop. Da “A Thousand Half-Truths” non si evince che la loro ricerca sia stata ancora coronata da successo, tuttavia la mezz’ora di durata dell’album non manca di offrire scorci di un easy listening senza tempo, gradevolmente solare, anche se non proprio indimenticabile.