THE STEINBECKS – Kick To Kick With The Steinbecks
(Matinée, 2014)
Viene da lontano, in tutti i sensi, l’indole pop dei fratelli Joel e Josh Meadows: erano ancora le ultime stagioni degli anni ’80, quando diedero vita alla breve stagione degli Sugargliders, tramutata in culto grazie a una serie di singoli pubblicati sulla Sarah Records. Dal 1994 gli Steinbecks sono diventati la nuova incarnazione dei due artisti di Melbourne, che nel frattempo sono transitati nell’età adulta, senza però mai abbandonare né tanto meno disperdere la loro attitudine giovanile.
Certo, i tempi delle uscite discografiche degli Steinbecks, già non frequentissimi, sono andati via via diradandosi, tanto che il loro sesto album esce a ben sette anni di distanza dal precedente “Far From The Madding Crowd”.
Le dodici canzoni raccolte sotto l’ironico titolo “Kick To Kick With The Steinbecks” rispecchiano appunto il lungo arco temporale nel quale sono state composte, tanto per l’accuratezza della scrittura pop quanto per la varietà di registri che si susseguono senza sosta nel corso della tracklist. Gli Steinbecks si dimostrano infatti ben poco inclini alla nostalgia dell’età d’oro dell’indie-pop, alla quale hanno pur attivamente partecipato, e invece ancora impegnati a sviluppare soluzioni che non contemplano soltanto melodie di zucchero filato, ma anche semplici passaggi acustici e saltuari impeti spigolosi.
Se infatti l’attitudine agrodolce del singolo d’anticipazione “At Arkaroo Rock” e lo spiccato lirismo di “Below The Limen” e “Trying To Be Someone” conservano echi del miglior pop d’autore tra anni Ottanta e Novanta, potrebbe sorprendere ritrovare gli Steinbecks in una scarna dimensione acustica in “Semblance Of Hope”, ancor più di quanto non avvenga nel febbrile namedropping-omaggio di “I, Radio” e negli accenni bluesy (“Through The Curtain”) o addirittura power-pop (“Burning Holes”), che pur si confanno alle emotive strutture ritmiche della band.
Un quarto di secolo di onorata attività non sono dunque sufficienti agli Steinbecks per mostrarsi appagati, né tanto meno per esaurire la loro vena pop, che non conosce stagione né età. Chi ha detto, del resto, che l’indie-pop sia solo affare per nostalgici?
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