MOCK DEER – How We Used To Live E.P.
(Self Released, 2015)
A fronte dei tanti artisti che popolano la scena folk britannica della quale è a pieno titolo un militante di lungo corso, Ricky Damiani è finora rimasto in prevalenza nell’ombra, suonando in patria e all’estero al fianco di altri musicisti (da Laish a Burning Hell) e nel frattempo elaborando il proprio personale stile cantautorale. I tanti contatti maturati nel corso degli anni e il suo recente trasferimento a Londra lo hanno indotto a intraprendere un’avventura solista sotto l’alias Mock Deer, giunta con l’Ep “How We Used To Live” al suo secondo breve capitolo.
I quattro brani dell’Ep offrono, in appena un quarto d’ora, un esaustivo spaccato del profilo del songwriter inglese, il cui timbro intenso e dolente si adatta tanto a una nervose linee elettriche quanto a più riflessivi passaggi acustici. In questo senso, è abbastanza disorientante il brano d’apertura “Pork Chop Suits”, con il suo impatto adrenalinico e le ritmiche incalzanti che fanno apparire addirittura sgraziato il cantato di Damiani.
In maniera ben diversa e più convincente, invece, si manifesta nei brani restanti quello che a tutti gli effetti appare il suo profilo più autentico, intriso di un lirismo pronunciato, veicolato da accenni di un crooning polveroso e denso di pathos e supportato da linee armoniche intrise di un dinamismo obliquo nell’alternanza tra sospensioni e brusche accelerazioni, tra loop e movimenti verticali. Alla fluidità desertica della title track si avvicendano così i toni umbratili di “A Hidden Stone”, sostenuta da poche note acustiche, e le aperture corali della conclusiva “Gypsy Boys”, danza romantica che si snoda tra ritualismo e nostalgia.
Nel breve spazio di “How We Used To Live” si colgono dunque già le numerose sfaccettature della personalità di Ricky Damiani, i cui tratti decisi la rendono originale anche nel vasto panorama del cantautorato folk; adesso non resta che attenderne lo sviluppo in un lavoro più organico, da attendere con curiosità interessata.