DEERHUNTER – Fading Frontier
(4AD, 2015)
Se Bradford Cox si è ritagliato un posto di riguardo tra i beniamini del pubblico indie è soprattutto per la sua attitudine camaleontica, che a ogni disco dei suoi Deerhunter o come Atlas Sound riserva stimolanti sorprese. “Fading Frontier”, disco del decennale della band, non ne contraddice il carattere mutante, né si atteggia a semplice summa di quanto realizzato in precedenza.
Nel caleidoscopio dei nove brani si ritrova un po’ di tutto, come d’abitudine, dalla psichedelia spaziale di “Cryptograms” (2007) al pop stralunato di “Halcyon Digest” (2010). Vi è, invece, molto meno dell’ispessimento garage-rock del precedente “Monomania” (2013), mentre si affacciano in maniera più decisa segmentazioni sintetiche dai minimali accenti funk, evidente portato del percorso come Flying Lotus di Lockett Pundt, l’altro cardine della band che per la prima volta condivide con Cox anche il ruolo di guida vocale.
A spiccare, tuttavia, tra le ritmiche spezzate del singolo “Snakeskin” e le surreali visioni sci-fi di “Leather And Wood” e “Ad Astra”, è l’obliqua qualità pop di brani come “All The Same” e “Duplex Planet”, oltre al piglio scanzonato con il quale i Deerhunter continuano a praticare un approccio “arty”, con grande cura dei particolari ma senza prendersi troppo sul serio. Proprio in quanto privo di velleità da capolavoro, “Fading Frontier” riassume appieno la capacità della band di rendere la complessità accessibile.
(pubblicato su Rockerilla n. 422, ottobre 2015)