VITALY BESKROVNY – Imperfect
(Preserved Sound, 2016)
A partire dal suo titolo, il quarto album di Vitaly Beskrovny potrebbe rappresentare un’adeguata risposta agli interrogativi circa i tratti distintivi dell’attuale minimalismo neoclassico rispetto alla musica classica propriamente detta. L’imperfezione è un dato di fatto con il quale confrontarsi, non ricercata ad arte da parte del compositore ucraino sottesa a un approccio né accademico né sperimentale, ma semplicemente frutto di un’estemporaneità creativa che, nel caso di “Imperfect”, ha implicato l’immediatezza di registrazione di solitarie esecuzioni sul pianoforte del conservatorio di Dnipropetrovsk.
Negli interstizi tra le note dei nove brevi brani raccolti nel lavoro si avverte infatti l’urgenza creativa di Beskrovny, tradotta nel libero fluire delle sue dita sui tasti del pianoforte, “preparato” soltanto con frammenti di stoffa tra le sue corde, in modo da renderne ancora più morbida e ovattata la resa sonora. Ha così preso forma una serie di bozzetti minimali nella struttura compositiva, ma estremamente ricchi dal punto di vista delle strutture compositive, così come da quello delle sensazioni trasmesse.
Non sono solo le misurate armonizzazioni del violoncello di Maria Radchenko a riempire i brani di “Imperfect”, bensì la stessa varietà di registri assunta dalle sequenze di note di Beskrovny, che pur attestandosi su registri essenziali non rinunciano a progressioni (“Confusion”), flussi scorrevoli (“Tear”) e delicatezze sognanti che danno l’impressione di tasti sfiorati con estrema leggerezza (“Still Dream”, “Tender Angel”). In questo modo l’artista ucraino suggerisce compiutamente un catalogo di emozioni diverse, riassunto nei titoli dei brani che vanno dal sorriso alle lacrime, dalla preoccupazione alla gioia, un ventaglio di sensazioni universali che si librano sui tasti del pianoforte, nella loro imperfezione palpitante e profondamente umana.