Ô LAKE – Refuge
(Patchrock, 2019)

Dall’understatement cantautorale splendidamente dispensato sotto l’alias The Last Morning Soundtrack al palpitante minimalismo di Ô Lake la distanza, per Sylvain Texier, sembra ben più breve dei quattro anni trascorsi dal delicatissimo “Promises Of Pale Nights” (2015). Proprio dalla delicatezza della sua sensibilità armonica, oltre che dalle sue doti di polistrumentista riparte l’artista francese nelle tracce di “Refuge”, ampiamente incentrate sul pianoforte e animate, come da titolo, dalla ricerca di un sicuro approdo personale, al riparo dal rumore di fondo della contemporaneità.

Affine è dunque lo spirito che muove l’ispirazione di Texier anche in questa sua nuova avventura, filtrata da un romanticismo mai stucchevole, anzi volto a costruire un approccio profondamente empatico con l’ascoltatore, non soltanto instradato con naturalezza verso un sereno paesaggismo sonoro ma avvolto da un flusso di note placidamente meditative. La cristallina purezza delle sequenze armoniche, ora lentamente scandite ora innestate in vivide progressioni, è altresì esaltata da arrangiamenti di violino e violoncello che le proiettano in una dimensione cameristica traboccante di contenuti emozionali, autentico comune denominatore della personalità artistica di Texier, quale che ne siano le forme di manifestazione.

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