THE JUST JOANS – The Private Memoirs And Confessions Of The Just Joans
(Fika Recordings, 2020)
Non di sola nostalgia vive l’indie-pop scozzese che, a fronte delle numerose eccellenze riconosciute e ancora pienamente sulla breccia (dai Pastels ai Teenage Fanclub, passando ovviamente per i Belle And Sebastian), continua a presentare proposte di grande freschezza e personalità. Tra queste rientra senz’altro quella dei Just Joans, sestetto guidato dai fratelli Katie e David Pope, comunque attivo da oltre un decennio, nel corso del quale non ha mai smesso di sfornare – più spesso sotto forma di Ep che di album – saggi di un pop ricercato nei suoni e nei temi, eppure dalle melodie estremamente immediate.
È quel che avviene anche nel nuovo “The Private Memoirs And Confessions Of The Just Joans“, che fin dal titolo palesa l’approccio ironico e disincantato della band, che trova fedele corrispettivo in dodici canzoni di essenziale grazia melodica, contornate di volta in volta da soluzioni strumentali creative, che a chitarre e tastiere dalle sfumature immancabilmente nostalgiche associano arrangiamenti d’archi, ma anche glockenspiel e strumenti giocattolo. Ne risulta così un’ampia galleria di suoni e sensazioni che vede, ad esempio, avvicendarsi senza apparenti iati l’intimismo acustico di “Dear Diary, I Died Again Today” con le tastiere pulsanti di “My Undying Love For You Is Starting To Die” e il disinvolto passo danzante di “Another Doomed Relationship” con la relativa ruvidezza elettrica di “Holiday”.
All’agrodolce malinconia sottesa a ogni disco pop che si rispetti, i Just Joans associano poi uno spirito a tratti esplicitamente twee, veicolato da una maturità adulta nei temi e negli arrangiamenti, sintetizzata alla perfezione da quel gioiellino dal gusto sixties di “The Older I Get, The More I Don’t Know”, perfetta canzone pop da tre minuti, da candidare fin d’ora a restare impressa per ben più dello spazio d’ascolto di un disco comunque nel suo complesso godibilissimo.