sleepingdog_with_our_heads_in_the_clouds_and_our_hearts_in_the_fieldsSLEEPINGDOG – With Our Heads In The Clouds And Our Hearts In The Fields
(Gizeh, 2011)

Le suggestioni evocate dal titolo del terzo episodio della collaborazione tra Adam Wiltzie (Stars Of The Lid) e Chantal Acda (True Bypass, Isbells) si rispecchiano integralmente nel contenuto degli otto brani in esso raccolti. La formula appare semplice, con le ambientazioni cinematiche dello sperimentatore statunitense a fungere da tappeto, soffice e avvolgente, alle interpretazioni della cantante di nascita olandese, ma belga d’adozione.

Eppure, la combinazione di tali elementi nei quaranta minuti di “With Our Heads In The Clouds And Our Hearts In The Fields” dà luogo a paesaggi sonori inusitati, di eterea e desolata bellezza. Merito anche della amplificata dimensione “cameristica”, conseguita dall’affiancamento al duo di una peculiare sezione d’archi formata dal violino di Chester Desmond e dal violoncello di Hildur Guðnadóttir, ma soprattutto dal naturale affiatamento tra Wiltzie e la Acda, la cui voce di seta si fonde alla perfezione con atmosfere vaporose, determinate da esili filtraggi elettronici a loro volta dotati di estensione e romanticismo, appunto, orchestrale. Si tratta, del resto, del lessico ambientale proprio degli Stars Of The Lid, che riaffiora ad esempio, maestosamente distillato, nello strumentale “Kitten Plays The Harmony Rocket”, ma che nelle armonie vocali della Acda trova un complemento magistrale e palpitante di sentimento.

Tutto è misurato, tutto è improntato a fragile perfezione negli otto brani del lavoro, in alcuni dei quali l’animo folk della Acda traspare appena in filigrana (“From Where It Was”), integrandosi invece con spontaneità straordinaria a partiture pianistiche tanto austere quanto palpitanti (“It Leaves Us Silent”) e in soffi ambientali dall’ampio respiro cinematico, insieme ai quali armonie impalpabili pennellano elegie immaginifiche e ariose (“Untitled Ballad Of You And Me”, “He Loved To See The World Through His Camera”, “Horse Lullaby”).

“With Our Heads In The Clouds And Our Hearts In The Fields” rappresenta infatti il frutto di due personalità distinte ma del tutto complementari, la cui comune aggraziata lentezza di movimenti e snodi compositivo-interpretativi conquista testa e cuore, come nel titolo, parti indissolubili di un autentico gioiello di sentimento e atmosfera.

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