FANFARLO – Rooms Filled With Light
(Atlantic, 2012)
Si può ufficialmente affermare che gli anni Ottanta stiano tornando.
È una questione di attitudine, prima ancora che di suono, attestata dalle derive intraprese da band e produttori che vanno per la maggiore in quella fetta di mercato che guarda a numeri (e non solo) non più definibili “indipendenti”.
Ennesima riprova proviene dal lavoro dell’attesa conferma dei Fanfarlo che, anche grazie all’imprimatur di David Bowie e dall’affiancamento con i Sigur Rós, avevano attratto attenzioni e consensi sul loro debutto “Reservoir” (2009).
Così, in maniera analoga alla “svolta sintetica” dei connazionali Noah And The Whale, i Fanfarlo infarciscono le canzoni di “Rooms Filled With Light” di sapori eighties, veicolati dall’invadenza delle tastiere ma soprattutto da una produzione (curata da Ben Allen, già con Animal Collective e Deerhunter) che enfatizza i barocchismi degli arrangiamenti e lo stesso timbro singhiozzante e Byrne-iano di Simon Balthazar.
Il risultato è decisamente più arty rispetto all’esordio, ma anche meno spontaneo e arioso, con residue tracce di coralità (“Bones”) a far da contraltare all’accentuato tono glam-folk (“Replicate”, “Tightrope”).
Se già “Reservoir” era valso ai Fanfarlo l’etichetta di “Arcade Fire inglesi”, “Rooms Filled With Light” li appiattisce su modelli fin troppo riconoscibili; non un male di per sé, ma un limite significativo in assenza di un’adeguata fluidità delle canzoni.
(pubblicato su Rockerilla n. 380, aprile 2012)