SERAFINA STEER – The Moths Are Real
(Stolen Recordings, 2013)
Chissà se la produzione di “The Moths Are Real” da parte di Jarvis Cocker potrà finalmente valere alla cantante e arpista Serafina Steer un’attenzione superiore a quella suscitata dai suoi due precedenti album – “Cheap Demo Bad Science” (2007) e “Change Is Good Change Is Good” (2010) – pubblicati dalla Static Caravan, etichetta piccola ma frequente trampolino di lancio per nuovi talenti.
In bilico tra tradizione folk e sperimentazione, nel nuovo disco la polistrumentista inglese raccoglie dodici fascinose ballate, realizzate con minimale accuratezza e cantate con un timbro elegantemente sottile, che predilige moderate armonizzazioni alle torsioni acute di qualche più celebrata suonatrice di arpa… Le facili associazioni mentali vanno infatti subito messe da parte nell’approccio a “The Moths Are Real”, opera che si rivela invece tanto compunta quanto versatile nella sua serie di incantate narrazioni folk e saggi di un neoclassicismo niente affatto accademico ma anzi improntato a un piglio lieve e giocoso, che ritrova utile sponda in moderati accenni elettronici.
Probabilmente anche grazie al contatto con Jarvis in “The Moths Are Real” le doti da songwriter di Serafina Steer appaiono decisamente migliorate, dando l’impressione di una più equilibrata gestione, da parte sua, della duplice anima di canzoni pervase da arcana magia ma anche sospese su una sottile patina elettronica. Elementi che convivono nella vivace deriva sintetica di “Disco Compilation” (penultimo brano della tracklist), dopo essersi praticamente rincorsi per tutta la durata del disco, imprevedibile nel continuo avvicendamento tra fragili armonie bucoliche completate da romantici arrangiamenti da camera (“Ballad Of Brick Lane”, “World Of Love”) e tenebrose atmosfere percorse da inserti ritmici piuttosto tangibili (il finale di “Lady Fortune” e il duetto vocale con Cocker “The Removal Man”).
Infine, il passo svelto e discretamente catchy dell’iniziale “Night Before Mutiny” e la stessa deriva analogica di “Lady Fortune” sembrano poter dischiudere alla Steer orizzonti di pubblico ben più ampi rispetto a quelli dei soli appassionati di folk, che comunque nel corso dell’album non mancheranno di ritrovarne delicati saggi fuori dal tempo.
Fresco, giocoso e sorprendente, “The Moths Are Real” può davvero essere l’album della consacrazione di un’artista ormai capace di gestire con consumata maturità scrittura e interpretazioni. Ulteriore indizio in tal senso può essere la pubblicazione tramite Rough Trade di un’edizione limitata dal disco, comprendente un bonus cd con cinque brevi tracce che, ad accezione dell’etereo folk di “Fergus’ Song”, sviluppano temi sonori virati in chiave maggiormente sperimentale ed elettronica.