DAN MICHAELSON AND THE COASTGUARDS – Blindspot
(The State51 Conspiracy, 2013)
Mentre nel precedente “Sudden Fiction” (2011), Dan Michaelson aveva tradotto nella denominazione solitaria la ricerca di forme espressive minimali per il suo songwriting, le otto tracce comprese in “Blindspot” tornano a essere accreditate anche ai Coastguards. Non cambia invece di molto il registro dell’artista inglese, nuovamente ridotto all’osso del suo distintivo baritono, accompagnato da arrangiamenti essenziali, incentrati in prevalenza sul pianoforte ma che grazie al supporto della band contemplano occasionali aperture di violoncello e flicorno, che esaltano alcuni dei momenti più intensi del lavoro.
Il contesto strumentale permane dunque estremamente intimo e ovattato, perfetto per le confessioni sottovoce di Michaelson, ancora una volta improntate a un pessimismo tuttavia non tale da sfociare nell’autocommiserazione, né alieno da barlumi di speranza e persino di romanticismo.
Nel vellutato understament della sua poco più di mezz’ora di durata, “Blindspot” risulta un ispirato affresco di un animo inquieto, che in canzoni dalle invariabili sfumature seppia trova veicolo espressivo tanto elegante quanto equilibrato.
Lontano dai cliché del crooner e autenticamente coinvolto nei testi e nelle melodie, Dan Michaelson ha confezionato in “Blindspot” un piccolo scrigno di sentimento e scrittura musicale, che regala gioielli di intensità da assaporare lentamente come, su tutte, “Enough” e “You Leave Me In Ruins”. Ma è il complesso del lavoro a risultare frutto di un’ispirazione tale da suscitare il ragionevole interrogativo circa il permanere dell’artista inglese e della sua band lontano dalle attenzioni anche di tanti estimatori del cantautorato, in quella perenne condizione di penombra, in fondo a lui tanto congeniale.