ANGEL OLSEN – Half Way Home
(Jagjaguwar, 2013)
Quanto mai opportuna la ripubblicazione da parte di Jagjaguwar di “Half Way Home”, album uscito alla fine dello scorso anno tramite Bathetic, che ha rivelato la peculiare espressività di Angel Olsen, artista la cui voce calda e potente si era già affacciata in uno dei recenti lavori di Bonnie ‘Prince’ Billy (“Wolfroy Goes To Town”, 2011).
Assurta al ruolo di autonoma cantautrice, la Olsen lo interpreta da protagonista assoluta di undici robuste ballate folk, che spaziano da intricati intrecci strumentali all’essenzialità delle vibrazioni di una corda di chitarra. A coronare con personalità nettamente riconoscibile evocazioni pervase da un lirismo fuori dal tempo (brani quali “Lonely Universe” e “You Are Song” materializzano ricordi di Sylvia Plath e Vashti Bunyan), confessioni al chiarore di un falò (“Safe In The Womb”, “Miranda”) o inusitate ritmiche pop-funk (“The Waiting”) è comunque sempre la vocalità della Olsen, calda, intensa ma in grado anche di farsi ruvida e affilata.
“Half Way Home” è proprio così, un lavoro di impervia bellezza, intriso di polvere e di un arcano misticismo distante anni luce dalle edulcorazioni “indie” che la rinascita del folk statunitense ha portato con sé, nel bene e nel male. Ritrovarlo oggi pubblicato in una dimensione più ampia è il miglior viatico per permettere, a chi se lo fosse lasciato sfuggire, di (ri)scoprire, insieme alle sue canzoni, un’interprete dalla personalità spiccata e certamente originale nel panorama folk attuale.