WHITE POPPY – Drifters Gold
(Constellation Tatsu, 2013)
Crystal Dorval è un’artista canadese che coniuga l’interesse per linguaggi multimediali con quello per le interrelazioni tra creatività e salute mentale. Entrambi gli aspetti ricorrono nella sua attività di musicista, da poco individuata dall’alias White Poppy, dopo essersi dedicata per un triennio al precedente progetto My Friend Wallis.
Cultrice del formato analogico, la Dorval destina sette nuove composizioni alla serie estiva di pubblicazioni della Constellation Tatsu, conferendo alle sperimentazioni cosmico-ambientali della cassette-label di Oakland un profilo di sostanziale novità: seppure coerente con l’estetica dell’etichetta, la mezz’ora di nebbiosi riverberi e oniriche melodie amplificate contenuta in “Drifters Gold” virano verso visionare carezze in bassa fedeltà, facilmente collocabili sulla scia drone-folk al femminile tracciata ad esempio da Grouper.
Lo stato di alterazione di coscienza e di suono della Dorval è tuttavia, se possibile, ancora più dilatato e inafferrabile, ma a tratti anche più morbido e sognante: se infatti le sue evocazioni eteree sommerse da un’esile corrente di feedback si abbandonano talora al tenebroso misticismo di rituali arcani (“Who Are You”, “In The Sun”), le rarefazioni armoniche plasmate dalla sua vocalità angelica appaiono quasi declinazioni in chiave lo-fi delle ammalianti dolcezze dei Cocteau Twins (“Daydreaming”, “Silver Eyes”).
Uscita tra le più stimolanti dello sterminato universo delle sperimentazioni su cassetta, “Drifters Gold” risulta così un ipnotico viaggio a mezz’aria, che colloca con merito White Poppy nel novero delle più ispirate muse drone-(dream-)folk.