CUUSHE – Butterfly Case
(Flau, 2013)
Visionarietà e delicatezza tipicamente nipponiche ricorrono a profusione nel secondo disco Mayuko Hitotsuyanagi, alias Cuushe. Pur conservando evidenti tratti della sua origine, “Butterfly Case” proietta tuttavia la proposta della giovane giapponese verso una dimensione internazionale data dall’ampio respiro electro-dream-pop dei suoi dieci brani, che sostituisce in buona misura l’impianto di samples e field recordings del debutto “Red Rocket Telepathy” (2009).
La rinnovata sgargiante veste di Mayuko si coglie subito nella pulsante danza di synth dell’iniziale “Sort Of Light”, confermata nel corso del lavoro da altre potenziali traslitterazioni bjorkiane in salsa wasabi quali “I Love You” e “Swing Your Heart”. Non c’è tuttavia solo sfrontato electro-pop post-moderno nel corso di “Butterly Case”, poiché le stesse spesse coltri sintetiche e i loop chitarristici vengono modulate secondo diversi gradi di intensità e sottoposti a stratificazioni che ne depotenziano il contenuto ritmico.
Così, mentre “I Miss You” sfuma cadenze trip-hop in passi di morbido romanticismo, rarefazioni gentili svaporano verso un sognante ambient-pop in canzoni come “Lost My Way” e “Steamy Mirror”, sulle quali la fragile dolcezza vocale di Mayuko stilla melodie lievi come piume, o addirittura nelle contemplazioni evanescenti della seconda traccia “I Dreamt About Silence”, costellata da rilucenti note pianistiche.
Il profilo morbido e incantato di Mayuko risulta, in definitiva, più ammaliante di quello dall’impatto electro più marcato, il quale pure con ogni probabilità potrà dischiuderle nuovi orizzonti internazionali.
music won't save you 