WHITE POPPY – White Poppy
(Not Not Fun, 2013)
Chiusa la breve parentesi di suadente drone-folk riassunta nella cassetta “Drifters Gold”, Crystal Dorval torna alle origini sull’etichetta Not Not Fun sulla quale lo scorso anno aveva pubblicato il debutto del suo progetto White Poppy, “I Had A Dream”.
Nelle dieci tracce racchiuse nel suo omonimo secondo album, l’artista canadese ritorna a una più spigolosa materia sonora, sospesa tra le luminose scie cosmiche delle tastiere e le segmentazioni di una percussività dalle lontane reminiscenze post-industriali. Se questi ultimi aspetti sono piuttosto evidenti nella prima parte del lavoro (“Wear Me Away”, “Joyride”), nel corso della tracklist riaffiorano via via le componenti più morbide e sognanti accennate nel brano d’apertura “Darkness Turns To Light”. Le eteree evocazioni della Dorval, in generale circoscritte al ruolo di estemporaneo complemento delle ipnotiche coltri sintetiche, tornano infatti ad affacciarsi in brani via via sempre più vaporose e incantate, culminanti nel soffice abbandono di “Without Answers” e nelle rilucenti rarefazioni di “Dizzy” e “Skygaze”.
L’album descrive così una completa parabola che attraversa visioni claustrofobiche per tornare, infine, a rivedere le stelle di una trasognata declinazione post-ipnagogica, alla quale manca forse soltanto lo sviluppo melodico di “Drifters Gold”, che valorizzava invece le ulteriori doti interpretative della Dorval.