THIS FRONTIER NEEDS HEROES – Hooky
(Self Released, 2013)
This Frontier Needs Heroes, ovvero di come l’indie-folk sappia rivestirsi di un caleidoscopio di sfumature sottilmente psych. Le immagini deliberatamente sbiadite del precedente “The Future” (2011) trovano nel terzo lavoro del duo newyorkese dei fratelli Brad and Jessica Lauretti uno sviluppo volto in parte ad accentuarne i caratteri folk tradizionali, ma in maniera pur sempre bilanciata con un’attitudine sottilmente acida, tradotta in brevi code di trasognate scie elettriche e nel saltuario impiego dell’organo.
Il risultato riassunto dalle otto tracce di “Hooky” propende tuttavia in maniera decisa sul versante folk, anche grazie alla piccola orchestra che affianca i fratelli Lauretti, aggiungendo ai loro brani ritmiche e inserti di violino. Nel rinnovato contesto, affiora con maggior decisione la fluida scrittura del duo, capace di plasmare classiche ballate folk, ricoperte da un sottile strato di polvere, ora smosso da aggraziati arrangiamenti di vago sapore cameristico, ora spazzato via dagli ultimi refoli di un distante vento cosmico.
Dell’eredità precedente della band resta quale unico tratto percepibile il crescendo della title track iniziale e la progressione elettrica di “Sometimes Things Don’t Work Out”, che possono ancora in minima parte giustificare i ricorrenti accostamenti con Grandaddy. Ma l’odierna anima dei This Frontier Needs Heroes è tutta improntata a un folk che coniuga in maniera equilibrata ascendenze rock-blues dal sapore antico (“Lonely Swedish Girl”), sottile ironia narrativa (la godibilissima “George Clooney”) e una poetica che anche grazie alle modulazioni vocali di Brad Lauretti può far ripensare a Damien Jurado (in particolare nell’ottima “Down On The Farm”).
Nella variopinta galleria della sua mezz’ora di durata “Hooky” offre dunque rinnovata testimonianza della pluralità di declinazioni del folk indipendente statunitense che con This Frontier Needs Heroes denota una vitalità pronunciata, decisa anche nella schiettezza di un’espressione orgogliosa del proprio radicamento in una pluralità di tradizioni e linguaggi musicali.