LABOULE- Refugio
(Long Song Records, 2013)
Proposta decisamente peculiare nel panorama italiano (e come tale ben poco tributata di attenzioni…) quella di Paolo Novellino, artista lombardo che dopo un’iniziale attività come batterista ha trovato la propria dimensione sulle corde della chitarra.
Facendo seguito a un omonimo Ep, il suo progetto Laboule ha debuttato con le cartoline acustiche comprese in “Refugio”, disco che fin dal titolo e dall’immagine di copertina evoca scenari solitari e rarefatti. Di questi stessi caratteri è dotata la musica di Novellino, che nelle undici tracce che compongono l’album distilla sprazzi di un ascetismo da fingerpicker costituito da arabeschi armonici circolari, non tuttavia fini a se stessi ma di volta in volta arricchiti da rumori d’ambiente, fiati vellutati e dalla stessa voce narrante di Novellino, che cesella racconti in formato di spoken word o poco più e canzoni di grazia distante, in grado di trasportare in un altrove dall’aria cristallina.
Sono sensazioni intime e riflessive, eppure ariose, quelle che si respirano lungo gli agili quaranta minuti dell’album. A fronte di qualche più ruvido inarcamento incrementale, che funge da evocazione misteriosa e acida, particolarmente apprezzabili risultano i passaggi di più evanescente lentezza, quali “Vincent Bolla” e “Bozouki e balene”, nei quali Novellino disegna con palpitante partecipazione emotiva paesaggi sonori incontaminati, delineandoli propri come piccoli rifugi di calore umano dai rigori dell’inverno.