owen_tromans_golden_marginsOWEN TROMANS – Golden Margins
(Sacred Geometry, 2014)

La storia di Owen Tromans potrebbe essere quella di qualsiasi musicista per passione; attivo da oltre un decennio, ma sempre ai margini anche di quelle coincidenze che talora portano un artista indipendente su palcoscenici più luminosi. Eppure il cantautore inglese ha alle spalle una copiosa discografia, particolarmente intensa nella prima metà degli anni Duemila e un’iniziativa tra musica e letteratura (una raccolta musicata di poesie di James Joyce da lui curata).

Se si eccettuano uno split con Wooden Wand e un Ep pubblicato lo scorso anno, un suo album sulla lunga distanza mancava da ben cinque anni (“The Fall Of Acre”, 2009), dunque non può non essere salutato con piacere l’organico ritorno sulle scene di un outsider dotato di classe e sensibilità cantautorale, nonché di un gusto per la ricerca di soluzioni sonore non banali, che non disdegnano coltri atmosferiche vagamente psych.
È, piuttosto, il lirismo trasognato e leggermente dolente a costituire traccia comune ai nove brani di “Golden Margins”, lavoro classico e denso di sentimento, nel quale Tromans non rinuncia tuttavia affatto a innestare copiose variazioni di tempi e registri.

Si comincia infatti con il passo brioso della title track, il cui arrangiamento di tromba sembra virare verso una brillante dimensione indie-folk, e si prosegue con il polveroso omaggio alt-country di “White Candle Road”, prima che lo spiccato carattere di Tromans cominci a innervare una serie di ballate avvinte in malinconica penombra, con “Saltwater Curse” a rinnovare retaggi di distante psichedelia e la torsione elettrica in crescendo di “Pyramids” a far correre la mente alla progressiva combustione sentimentale delle canzoni di Jason Molina. Al compianto songwriter di Lorain può ricondursi il lungo mantra blues di “1682” (oltre otto minuti), al pari di certe atmosfere in sofferta penombra che si colgono un po’ in tutto il lavoro, affiorando in superficie nelle dense rarefazioni dell’intensa “Queen Of Spain”.

Ma è la resa complessiva di “Golden Margins”, disco efficace e scorrevole, a rinnovare tutta la vibrante forza espressiva di Tromans e il suo profilo di cantautore che, distante dai riflettori, continua a mettere nelle sue canzoni tanto cuore e intenso lirismo.

http://www.facebook.com/pages/Owen-Tromans/

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