KISHI BASHI – Lighght
(Joyful Noise, 2014)
Polistrumentista e coideatore della band indie-rock newyorkese Jupiter One, nonché violinista dal vivo accanto a Of Montreal e Regina Spektor, Kaoru Ishibashi esplica la sua multiforme creatività anche in un progetto solista a nome Kishi Bashi, giunto al secondo capitolo sulla lunga distanza a due anni dal primo, “151a”.
Coloratissimo ed eccentrico fin dalla copertina e dal titolo (mutuato da un poema di Aram Saroyan), “Lighght” è uno sgargiante patchwork di un pop orchestrale, che tuttavia vede di tanto in tanto Ishibashi deporre le vesti carnascialesche di cavaliere medievale per palesare un retroterra folk tutto sommato moderato e sottilmente psichedelico. Può apparire disorientante tener dietro al vorticoso avvicendamento di linguaggi espressivi di “Lighght”, dal madrigale di solo violino che funge da intro ai saggi di scatenata coralità barocca, predominanti nella prima parte del lavoro, che paiono gettare un difficile ponte tra Bon Iver e Animal Collective, condito da un profluvio di tastiere ed effetti in technicolour.
Una prima deviazione da tale binario giunge alla quinta traccia, “Bittersweet Genesis For Him AND Her”, sorta di ballata folk dai toni più moderati e dagli arrangiamenti ariosi; conferma del lato più acustico ed essenziale del violinista di origine giapponese proviene poi dalla leggerezza bucolica di “Q&A”, mentre le ridanciane reviviscenze da musical in falsetto delle due parti di “Hahaha” vengono infine ricondotte a unità nei sette minuti della conclusiva elegia “In Fantasia”, visionaria sintesi tra le orchestrazioni folk di un Andrew Bird e velleità di stampo maggiormente freak. Sotto il primo punto di vista, “Lighght” rivela una pregevole attitudine a una scrittura più scarna da parte di un artista dotato di uno strabordante eclettismo espressivo.