PETE FIJ & TERRY BICKERS – Broken Heart Surgery
(Broadcast Music, 2014)
Mentre imperano riletture e revivalismi dell’incredibile temperie artistica inglese tra anni ’80 e ’90, un titolo che da più classico indie-pop non si potrebbe riassume la collaborazione tra due veterani che quell’epoca l’hanno vissuta in prima persona. Si sono aggiornati (anche nei testi) ai tempi dell’email, ma restano fedeli alla vecchia macchina per scrivere ritratta in copertina, a testimonianza e ricordo dal luogo e dal tempo dai quali provengono Piotr Fijalkowski (Adorable) e Terry Bickers (House Of Love, Levitation, Cradle).
Possono apparire fuori tempo, come non a caso si intitola il brano che apre “Broken Heart Surgery”, eppure i due protagonisti del lavoro svolgono con consumata classe ed esperienza canzoni spontanee e godibili, che ancora una volta testimoniano come il linguaggio pop e la capacità di scrivere melodie siano universali e immarcescibili. La collaborazione tra i due artisti non è tuttavia estemporanea, ma affonda le radici dapprima nell’idea di un album solista di Bickers e in seguito nella comune idea, risalente a ben cinque anni fa, di cimentarsi con la semplice formula di chitarra e voce.
Adesso quell’idea e buona parte di quelle canzoni sono uscite dal cassetto dei due, che non hanno nemmeno avuto bisogno di liberarle dalla polvere, tanto freschi e spontanei risultano i dieci episodi di “Broken Heart Surgery”. L’eterogeneità della loro genesi si percepisce nel corso del lavoro che, deposte le chitarre effettate e le vocazioni psych delle biografie di Bickers e Fijalkowski, trova comune denominatore in toni umbratili e nell’endemica agrodolce malinconia che trasuda dalle sue melodie.
Quasi tutto è delicatamente sfumato nelle dieci canzoni, che solo in pochi episodi presentano ritmiche marcate (il crescendo bluesy di “Breaking Up” e l’arioso finale corale di “I Don’t Give A Shit”); del pop d’autore, infatti, i due preferiscono declinare gli aspetti più fragili e romantici, veicolati dal cantato vellutato di Fijalkowski e da impressionistiche dolcezze acustiche o moderati languori elettrici. Oltre all’incipit-manifesto “Out Of Time” e al residuo brio della successiva “Downsizing”, l’ispirata penombra del duo incornicia melodie leggermente oblique, che in un certo senso ne tradiscono il passato remoto, soltanto adesso secondo un registro non più impetuoso e inquieto, ma maturo e per certi versi disilluso, che nelle confessioni sottovoce di “Loved & Lost” e “Parallel Girl” trova una sintesi capace di sorprendere, affascinare e far riflettere. Proprio perché il tempo è un elemento del tutto relativo di fronte alla classe, che non muta al mutare degli strumenti e dei codici espressivi, e le lettere d’amore scritte a macchina di “Broken Heart Surgery” ne sono cristallina dimostrazione.