john_mark_nelson_sings_the_moonJOHN MARK NELSON – Sings The Moon
(Self Released, 2014)

Per quanti, nel parlare di musica, fanno affidamento sull’esercizio semplicistico (e spesso fantasioso) della citazione, sarebbe fin troppo scontato citare Sufjan Stevens per presentare John Mark Nelson. E in effetti delle premesse comuni possono individuarsi, nella provenienza dagli Stati Centrali (in questi caso il Minnesota), nella precoce prolificità artistica, in una certa vocazione corale-orchestrale e persino nel gusto estetico che traspare dalla grafica di “Sings The Moon”.

Si è tuttavia, per fortuna, ben distanti da un emulatore delle prime orme artistiche del menestrello del Michigan, poiché a diciannove anni e già al terzo album, Nelson ha obiettivi (e mezzi) ben più limitati e soprattutto una propria autonoma personalità nella scrittura e nell’arrangiamento. I quindici brani di “Sings The Moon” ne rappresentano un’esauriente sintesi, costituita da un’alternanza di piccole ballate e brevi interludi, nella quale Nelson applica il proprio timbro soffuso a un contesto non prettamente folk, in bilico tra racconto cantautorale e raffinatezze da camera, definite spesso soltanto dal pianoforte, che riveste comunque il preponderante ruolo di guida anche dei passaggi più articolati dal lavoro.

La luna di Nelson è compagna discreta di soffuse invocazioni tra le note pianistiche (“Drowned”, “Awash”, “Ernst”), testimone dei frammenti di una solitaria epica in penombra (“Shorebird” e “Far From Here”, con la sua leggiadra danza di corde pizzicate) e imperturbabile spettatrice di uno strano musical dimesso ma pieno di passione (“The Moon And The Stars”, “Boy”), che finisce persino per assumere il calore soul di una notte sudista (“Cigarettes & Postage Stamps”).

Nel complesso, da “Sings The Moon” emerge la figura di un songwriter talentuoso e già capace di orchestrale timbri e sfumature di arrangiamento, senza pretese di grandiosità espressiva, eppure anche per questo meritevole di essere scoperto, a dimostrazione di come una narrazione polifonica non necessiti di costruzioni esuberanti ma solo di una variopinta tavolozza espressiva.

http://johnmarknelson.com/

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