the_hi_life_companion_our_years_in_the_wildernessTHE HI-LIFE COMPANION – Our Years In The Wilderness
(No Pudding Annie, 2014)

La nostalgia connaturata in maniera endemica a ogni buon disco pop che si rispetti, trova nel secondo lavoro dei bristoliani The Hi-Life Companion (a quattro anni dal debutto “Say Yes”) radicamento nella biografia di Jonathan e Matt Troy, che insieme al batterista Mark Freeth costituiscono il nucleo centrale della band.

“Our Years In The Wilderness” è appunto il racconto dei periodi dell’adolescenza dei fratelli Troy, trascorsi nella zona della foresta di Dean, nella zona occidentale del Gloucestershire. Non si tratta per questo di un album semplicemente proiettato al passato, né affatto dimesso nei toni; il ritorno a luoghi familiari e alle storie da essi rievocate ha anzi amplificato la tavolozza sonora della band. Nelle undici nuove canzoni si percepisce un’amplificata cura degli arrangiamenti, nei quali compaiono sempre più spesso fiati e archi, oltre ad affiorare tracce di ascendenze folk probabilmente risvegliate dal particolare contesto di scrittura, svoltosi, come narrato dalla stessa band, nelle prime ore mattutine in un capannone abbandonato.

Il desolato romanticismo suscitato dai luoghi si percepisce negli struggenti archi che si affacciano da subito nell’iniziale “Brockweir House” e ammantano di suggestioni cinematiche “The Hole In The Fence” e “Old Bristol Road”. Sull’altro piatto della bilancia si colloca invece la robusta consistenza elettrica di brani quali “Meet Me At The Pier” e la title track, invece in prevalenza temperata da scorrevoli languori indie-pop (“I Served On Ships” e “Dark Heart”), oltre che dagli intrecci con l’aggraziata seconda voce di Lucy Rogers, e rifinita da ulteriori inserti strumentali, come quello della toccante tromba che vira in malinconia la vivace andatura di “Sabatini”.

Dell’inesauribile spirito indie-pop, la band inglese si mostra capace di catturare in particolare gli aspetti romantici, che coincidono con gli episodi più efficaci e originali di “Our Years In The Wilderness”, album a tratti incostante proprio in ragione della sua varietà, ma comprendente più di una piccola gemma di agrodolce eleganza pop.

http://www.thehilifecompanion.co.uk/

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