johann_johannsson_the_theory_of_everythingJÓHANN JÓHANNSSON – The Theory Of Everything O.S.T.
(Black Lot, 2014)

A conclusione di un anno straordinario dal punto di vista produttivo – pur in assenza della pubblicazione di un album vero e proprio – per Jóhann Jóhannsson è arrivata la prestigiosa candidatura al Golden Globe per la miglior colonna sonora originale. È quella del film di James Marsh “The Theory Of Everything”, tratto dal romanzo autobiografico di Jane Wilde, moglie dello scienziato Stephen Hawking, dedicato alla narrazione della sua vita accanto al marito, dai successi nel mondo della fisica alle fasi della sua malattia neurodegenerativa.

Terza colonna sonora pubblicata dal compositore islandese nell’ultimo anno solare, “The Theory Of Everything” è articolata in ventisette brevi tracce, da frammenti di poco più di trenta secondi a sinfonie in miniatura dalla durata comunque inferiore ai tre minuti. Mentre le due recenti “Prisoners” e “McCanick” mettevano in luce profili tra loro parzialmente diversi della tavolozza sonora di Jóhannsson, ormai divenuto vero e proprio specialista del genere, “The Theory Of Everything” appare un’articolata sintesi tra classicismo e ambience orchestrale, impostata come una sorta di diario, in coerenza con lo svolgimento della stessa pellicola, che copre il periodo di un intero quarto di secolo (“Cambridge, 1963” è il brano d’apertura, “London, 1988” quello che precede l’epilogo).

Plasmando le proprie istantanee sonore come i frame di una pellicola, Jóhannsson non si è limitato all’associazione suggestivo-descrittiva della musica alle immagini, cercando invece di delineare un iter narrativo attraverso i suoi brani. Operazione non facile, sicuramente condizionata dai tempi contingentati imposti dalla durata delle scene alle quali le sue pièce dovevano essere destinate, ma realizzata con straordinaria sensibilità compositiva e una varietà di soluzioni davvero impressionante, per coesione espressiva e carica empatica.

Le miniature di “The Theory Of Everything” sono infatti la risultante di un continuo processo di rimescolamento di strumenti e timbri, di linguaggi e sensazioni, con l’”orchestra” di Jóhannsson di volta in volta composta da un vero e proprio ensemble di archi o da organi elettrici, da tastiere elettroniche associate a strumenti a fiato o ancora ridotta a risuonanti note pianistiche. Con una delicatezza che travalica di slancio presunti confini di genere, l’artista islandese conia così una coesa declinazione di orchestralità (lato sensu) “ambientale”, nella quale la vacuità definitoria scolora in una narrazione sonora la cui carica suggestiva ed emozionale può agevolmente cogliersi anche in assenza delle immagini, semplicemente abbandonandosi al flusso dei tasselli di una sequenza magistrale, oltre l’idea stessa della colonna sonora.

http://johannjohannsson.com/

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