JÓHANN JÓHANNSSON – McCanick O.S.T.
(Milan, 2014)
Pur non avendo abbandonato la composizione originale, da qualche tempo a questa parte Jóhann Jóhannsson si dedica in prevalenza ad associare la proprie creazioni a opere cinematografiche. A breve distanza da quella di “Prisoners”, è adesso la volta del “crime-drama” di Josh C. Waller “McCanick”: a differenza del lavoro precedente, per la cui realizzazione il compositore islandese si era avvalso di una line-up di stampo neoclassico-sperimentale, in quest’occasione le sue pièce sono state eseguite dall’orchestra della radio nazionale ungherese, secondo un approccio strumentale più vario e improntato alla classicità.
Come sempre votato a un approccio non meramente descrittivo alle immagini, Jóhannsson non rinuncia affatto a costruire una sequenza di brevi frammenti orchestrali, dominati da una tensione latente che rispecchia la trama della piccola piuttosto che improntati ad ampi abbracci armonici, che affiorano quasi soltanto nei due brani conclusivi. Benché non manchino un paio di progressioni drammatiche sostenute dall’orchestra (“Payphone”, “Hospital”) o puntellate dall’elettronica (le più articolate “Chase – Apartment” e “Staircase”), Jóhannsson lavora piuttosto su sospese elongazioni d’archi, trasfigurando lo stesso registro degli esecutori delle sue pièce in quello di ensemble polifonico che esegue una colonna sonora costituita da drone orchestrali.