EMIL KLOTZSCH – 14 arten den regen zu beschreiben
(Twice Removed, 2014)
Il più recente lavoro del compositore tedesco Emil Klotzsch non è propriamente una colonna sonora, benché i suoi brani fungano da sonorizzazione del film che vi dà il titolo. Nella curiosa intersezione di piano di “14 arten den regen zu beschreiben”, anche la pellicola non mostra il protagonista della storia da essa narrata, un ragazzo che ha vissuto rinchiuso nella propria stanza per cinque anni.
Vi è un inevitabile senso di solitaria oppressione nei brani di Klotzsch, non appunto composti in funzione delle immagini ma in seguito a esse adattati dopo essere stati registrati su un vecchio pianoforte in disuso. L’unione concettuale di due diverse condizioni di isolamento ha prodotto una sequenza di otto brani, che pure parte dall’organica armonia dell’apertura per inabissarsi ben presto in un denso mare di abbandono, i cui opprimenti flutti di oscuri riverberi sono solcati da note pianistiche sempre più rade.
Il loro tono permane comunque sempre grave, sottilmente inquietante e per certi versi surreale, offrendo così insieme alle spesse risonanze di fondo un’austera declinazione di neoclassicismo dark-ambient frutto di una altrettanto peculiare associazione tra musica e immagini.