SPIRITUALIZED – Lazer Guided Melodies
(Dedicated, 1992)
Al giro di boa tra le derive di acidità sintetica degli anni ’80 e la crescente onda delle chitarre effettate applicate alle canzoni dei ’90, la traumatica separazione artistica tra i due principali protagonisti dell’esperienza psichedelica degli Spacemen 3, Peter Kember e Jason Pierce, faceva germogliare nuovi progetti, in direzioni tra loro sempre più divaricate e distanti. Quello intrapreso da Jason Pierce si presentava quale più diretto continuatore, seppure in un’accezione in senso lato “pop-rock”, dell’opera della band precedente, se non altro perché accanto a lui nella nuova formazione denominata Spiritualized continuavano a militare altri tre componenti degli Spacemen 3, il bassista Will Carruthers, il chitarrista Mark Refoy e il batterista Jonny Mattock. Il nucleo centrale della nuova band, formatasi all’alba del 1990 e fin da subito aperta a un ampio novero di collaboratori, veniva poi completata dall’allora fidanzata di Pierce, Kate Radley, alle tastiere e in qualità di seconda voce.
Gli inizi sono frammentati in una serie di singoli, buona parte dei quali viene rifusa nel debutto sulla lunga distanza della nuova band. Era il 1992, la diffusione dei cd non era ancora un dato di fatto scontato, tanto che lo stesso titolo prescelto per il disco era al tempo stesso un omaggio al supporto magnetico iridescente e una fedele descrizione del suo contenuto. “Lazer Guided Melodies” è infatti essenzialmente una raccolta di canzoni, canzoni che non disperdono il carattere visionario, “spacey” e sottilmente acido dei trascorsi di Pierce e compagni, ma lo arricchiscono da un lato di una spiccata sensibilità melodica e dall’altro di un’ampiezza di soluzioni sonore che lambiscono coevi codici shoegaze e soprattutto si aprono a maestosi arrangiamenti orchestrali.
Nello sterminato universo di “Lazer Guided Melodies”, iterazioni ipnotiche e autentici “viaggi” sulle ali di onde immaginarie si saldano a muri di chitarre e toccanti abbracci di archi e fiati, che rifiniscono canzoni generalmente ben distanti dal circolo vizioso tra musica e chimica degli Spacemen 3, tanto da non avere remore a manifestare tematiche sentimentali, incarnate con evidente partecipazione emotiva da Pierce e dalla Radley. Non a caso il disco si apre con una dichiarazione d’amore sotto forma della cullante ninnananna “You Know It’s True” (“You know I’ve felt this before and I don’t need it anymore/ You know it’s true, I love you”), mentre la trasognata essenzialità di “Smiles” (“And when you shine/ You know you take/ A massive part out of me/ And when you smile/ You know you blind me/ To all the horrors I see”) è quanto di più delicato e coinvolto una mente psichedelica possa concepire.
Accanto a simili dolcezze e a quelle vellutare di “Shine A Light”, che sarebbero potute essere firmate da un ispirato David Roback con la musa di turno, ci sono tuttavia tutti i tratti distintivi di una psichedelia organica contaminata con effetti chitarristici in passaggi dall’impatto travolgente, quali “I Want You” e l’incredibile cover del brano scritto da J.J. Cale “Run”, che rivelano entrambi un altissimo potenziale, che non a caso porterà “Lazer Guided Melodies” tra le prime trenta posizioni nelle classifiche di vendita, risultato che peraltro gli Spiritualized miglioreranno ancora con i tre album successivi.
Oscillazioni narcolettiche si avvicendano così con pronunciate aperture elettriche e arrangiamenti orchestrali che dischiudono i brani a una brillante coralità strumentale che esalta la scrittura latamente pop di Pierce, parimenti rinvenibile nelle cavalcate acide “If I Were With Here Now” e “Angel Sigh” e nel tremolo ondeggiante di “Take Your Time” e “Sway”, scandite da un tono ieratico e visionario, lo stesso della Radley nella lunga enumerazione della conclusiva “200 Bars”, un vero e proprio manifesto della nuova veste dagli ex Spacemen 3.
Tutto questo – e molto altro ancora – è “Lazer Guided Melodies”, più di un album o di una raccolta di singoli, una dichiarazione di vitalità e d’amore orgogliosa, il cui carattere sospeso, stralunato e sognante è impreziosito da armonie fluttuanti in uno spazio piacevolmente indefinito, descritto appena da un approccio al tempo stesso elettrico e “sinfonico” alla psichedelia.