LAURA JONES – Gravel Road
(Self Released, 2014)
La costellazione del cantautorato folk, di questi tempi, è costituita sempre più da realtà minimali, da storie ordinarie e tuttavia a volte dotate di un proprio tratto distintivo, di un dettaglio magari legato alla sola sfera della percezione soggettiva ma ciononostante in grado di renderle speciali.
Nel caso di Laura Jones, cantautrice al debutto della quale ben poco si conosce al di là della provenienza dall’Oregon, si tratta di un fervido mondo interiore, che la spinge naturalmente alla scrittura musica, oltre che della sottile magia creata dal semplice incontro tra le note di una chitarra e una voce dalla delicatezza espressiva fuori dal tempo.
C’è un codice folk antico e una raffinatezza moderna nelle dieci canzoni di “Gravel Road”, album che fin dal titolo tradisce la sua natura scarna e rurale, nonché una dimensione creativa che introietta i caratteri fiabeschi della narrativa folk per la descrizione anche solo di una notte stellata o di un orizzonte dai colori affascinanti. Da questa apparente quotidianità la Jones trae spunto per mostrarsi capace, con grande naturalezza, di registri deliziosamente suadenti (“Handle Me”, “Milk And Hunny Love”, “A Stary Sky Full Of Night”), di ballate di un folk vivace e poetico (“Likely To Roam”, “Creepy Circus Song”), ma anche di misteriosi racconti bucolici (“Past The Witching Hour”).
Ed è del resto facile che siano proprio le ore della notte quelle nelle quali l’ispirazione della Jones si manifesta, trasformandosi in canzoni avvolte da soffice malinconia che sa di notti invernali solitarie e spazzate da un vento gelido, quelle nelle quali sarebbe un vero peccato se restasse confinata la manciata di canzoni semplici e preziose di “Gravel Road”.